Sul fronte della riforma delle Pensioni "è ora di rendere il sistema più flessibile". Ad affermarlo è Vittorio Conti, commissario straordinario dell'Inps, in un intervento a margine del seminario "Il sistema previdenziale tra sostenibilità finanziaria e adeguatezza" organizzato negli scorsi giorni dalla Febaf (Federazione Banche Assicurazioni e Finanza). Nella stessa sede, da Conti arriva un prepotente campanello d'allarme riguardo alla situazione dei giovani, la cui futura pensione è sempre più a rischio. Le parole di Conti si inseriscono nell'infuocato dibattito sulla riforma del sistema previdenziale, in una situazione in cui, complice la crisi economica, il governo fatica non solo a rivoluzionare l'impianto generale del sistema, ma anche a risolvere i nodi più spinosi ed urgenti, vedi le questioni esodati, Quota 96 della scuola, lavoratori precoci e mestieri usuranti.
Riforma pensioni e flessibilità, le parole di Conti
"Con le varie riforme - ha affermato Vittorio Conti - abbiamo innalzato l'età lavorativa, ed è stato un successo dal punto di vista della sostenibilità finanziaria; ora si tratta di rendere il sistema più flessibile, perché non tutti i lavoratori sono uguali. Ad esempio un minatore non può lavorare fino a 80 anni". Parole in un certo senso ovvie e condivisibili, quelle di Conti, che vanno nella stessa direzione delle intenzioni dichiarate più volte dallo stesso ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti. Tutte le buone intenzioni si scontrano, però, con la strutturale carenza di risorse economiche e la necessità di risparmiare dello stato italiano.
L'idea di Conti, comunque, è di non stabilire un'età fissa per il pensionamento, ma che ad un certo punto "in base alla contribuzione raggiunta si possa decidere se andare avanti o meno" a lavorare.
Significativo, infine, l'allarme relativo ai giovani: "Il Pil ha un peso rilevante sulla pensione - ha spiegato Conti -. Se un giovane entra nel mercato del lavoro e vive in un contesto caratterizzato da un crescita di lungo periodo del Pil intorno allo 0,5% all'anno o vive in un contesto con una crescita del Pil dell'1,5% all'anno, le differenze saranno rilevanti sul piano della prestazione pensionistica.
Nel primo caso avrà una pensione inferiore anche del 20% rispetto a quella che percepirebbe nel secondo caso". Come affronterà il governo questo ennesimo spinoso problema? La prossima riforma delle pensioni andrà realmente nella direzione di una maggiore flessibilità in uscita dal mondo del lavoro, come auspicato da più parti?