Potrebbe purtroppo risolversi in una bolla di sapone la questione connessa alla riforma delle pensioni 2014: nonostante la delicatezza e urgenza di vertenze come quelle di precoci e Quota 96 - per non parlare dell’assoluta necessità di revisionare la configurazione della pensione anticipata -, il governo Renzi potrebbe infatti esibirsi nell’ennesimo bluff di questi mesi arrivando ad ignorare completamente la questione previdenziale all’interno della Legge di Stabilità. Renzi in persona ha parlato di oltre 20 miliardi di euro che all’interno della stessa Legge saranno contabilizzati per finanziare le manovre dell’anno a venire, ma attualmente il dibattito viene ad essere assorbito quasi esclusivamente da riforma del lavoro, Jobs Act, articolo 18 e Buona Scuola, con le altre macro questioni relegate in secondo piano.
Certo l’esistenza stessa dell’esecutivo Renzi dipende dalla riuscita della riforma del lavoro, ma in che modo potrà sopravvivere un sistema impiegatizio che prevede un’estrema flessibilità in entrata e una grande rigidità in uscita? Da tempo si parla della necessità di ratificare una riforma delle Pensioni 2014 in grado di edificare un sistema più flessibile anche in uscita (l’istituto della pensione anticipata dovrebbe essere rivisto proprio in quest’ottica), ma il rischio della mancanza di adeguate coperture economiche rimane forte e concreto. Se a ciò aggiungiamo la manifesta volontà di non intervenire sulle numerose questioni previdenziali ancora aperte il quadro si fa completo e consegna una dolorosa verità: il governo Renzi sembra rivolto ad altro e non pare intenzionato ad affrontare con decisione il problema connesso a pensioni e previdenza.
Eppure il fatto che quasi un pensionato su due percepisca meno di 1000 euro al mese, il fatto che oltre 2 milioni di iscritti all’INPS percepiscano meno di 500 euro al mese, il fatto che oltre 300mila individui (gli esodati) siano rimasti senza lavoro né pensione, il fatto che 4000 docenti (i Quota 96) siano inchiodati a delle cattedre che dovrebbero appartenere ad un passato fatto di ricordi e non ad un presente pieno di rabbia e rimpianti dovrebbe suggerire qualcosa di diverso al governo Renzi.
E invece no, la riforma delle pensioni 2014 diventa sempre più lontana.