Le cronache di oggi provenienti dal Parlamento riferiscono di passi avanti sulla riforma delle Pensioni. Viene approvato un emendamento per porre un limite alle pensioni d'oro impedendo il cumulo tra i due sistemi retributivo e contributivo al fine di evitare la sottrazione di risorse da destinare ad altre categorie. Ad esempio si pensa di destinare parte di questi fondi agli anticipi di pensionamento. Un altro emendamento apposito fa in modo di eliminare le penalizzazioni a chi sceglie di lasciare in anticipo il lavoro prima di compiere i 62 anni di età.

Emendamento mancante

Chi ha pensioni alte non potrà più cumulare i due sistemi e non potrà superare l'80% dell'ultima busta paga. In questo modo si pone un freno alle pensioni d'oro che tanto sconcerto hanno destato nell'opinione pubblica. Passa anche quello relativo all'incentivo all'uscita anticipata dal lavoro senza l'applicazione di penalizzazioni di sorta. La legge Fornero aveva nei fatti cristallizzato diverse posizioni. Con questi provvedimenti si cerca di cambiare registro, senza per questo trascurare la posizione di altri 50,000 lavoratori circa ancora privi di tutele di salvaguardia per i quali i sindacati hanno chiesto con urgenza di intervenire. Peccato che all'appello manchi l'emendamento più importante relativo alle lavoratrici con 57 anni e tre mesi di età associatesi nel frattempo in un Comitato noto come Opzione Donna, ossia come il nome dell'emendamento di Sel respinto due giorni fa.

Perché conviene approvare Opzione Donna

I passi avanti di cui sopra lasciano aperta la porta ad alcuni dubbi che restano sul tavolo, dubbi che un Tar interpellato dal Comitato Opzione Donna a pronunciarsi circa l'interpretazione di due circolari da parte dell'Inps nel senso di restringere la platea di aventi diritto, sarà chiamato a sciogliere.

La controversia rischia di presentare un conto molto salato ad una amministrazione centrale sorda e muta, eppure l'orientamento del Parlamento di cui sopra va nella direzione di trovare le risorse necessarie per districare la matassa. La stessa Inps è renitente allorquando viene chiamata a sciogliere i dubbi circa i termini delle presentazioni delle domande per usufruire della pensione anticipata, ricordiamolo sancita con Legge Maroni numero 234/2004.

Una semplice nota chiarificatrice sul sito basterebbe già a calmare le acque. Non ci vuole molto a scrivere quattro parole magiche: termine presentazione 31 dicembre 2014. E questo in attesa che la notte porti consiglio allo Stato in modo tale da rivedere l'emendamento che eviterebbe, se approvato, un contenzioso noioso e dall'esito scontato. Un accordo stragiudiziale è conveniente persino alle banche creditrici di correntisti in mora per non aver pagato il mutuo, come la legge anti-suicidi dispone, figurarsi allo Stato che risparmierebbe doppiamente: sulle spese di giudizio e sulle pensioni future accordando da subito l'Opzione Donna. Per una volta vogliamo essere ottimisti e pensare che da Montecitorio arriverà la sospirata fumata bianca anche per le rappresentanti del gentil sesso.