Una corretta informazione non può prescindere da una chiara esposizione dei fatti. Le cronache riferiscono della bocciatura di un emendamento relativo alla Opzione Donna presentato da Sel per consentire a oltre 1500 lavoratrici di andare in pensione a 57 anni e tre mesi (58 e 3 mesi se lavoratrici autonome). Prima di spiegare di che si tratta è opportuno chiarire ai lettori che l'opzione in questione non è la richiesta di un regalo o di un privilegio particolare. Il cittadino medio spesso ha la cattiva abitudine di additare a pubblico ludibrio persone che non chiedono affatto trattamenti di favore, come spesso si è portati a pensare in modo spicciolo e affrettato.

Opzione Donna va considerata come grande atto di civiltà democratica per gli effetti benefici che essa comporta, sia per le casse dello Stato che risparmierebbe sulle future Pensioni, sia per motivi familiari. Nei fatti è l'Inps a impedire la proroga del regime sperimentale

Legge Maroni

Con legge numero 234, nota come Legge Maroni del 2004, veniva consentito alle donne che ne avessero fatto richiesta di operare una scelta libera consistente nella possibilità di anticipare l'uscita dal lavoro col sistema contributivo, a condizione di avere 57 anni e tre mesi di età se dipendenti del settore pubblico e 58 anni e tre mesi se nel settore privato. Il taglio sulle future pensioni avrebbe avuto una incidenza media, come riferito da una indagine su La Stampa di Torino, di circa il 25/30%.

Come si vede dunque, le lavoratrici in questione, che nel frattempo si sono costituite nel Comitato Opzione Donna la cui Presidente è Dianella Maroni, accedendo a questo regime sperimentale consentirebbero un enorme risparmio per le casse dell'Inps pari a 10 anni di contributi moltiplicato 1500 unità (fate pure da voi i conti, n.d.r.).

Il Diniego dell'Inps

L'Inps ha chiesto che la finestra mobile si apra al 31 dicembre 2015 con due circolari note come 35 e 37 del 2012. In questo modo non si permette a chi si vede aperta la finestra al 1 gennaio 2016 di usufruire del regime sperimentale di opzione donna. La solita interpretazione personale da parte dell'Ente che ha fatto sollevare un vespaio di polemiche.

In definitiva si denuncia come in questo modo si accorci in maniera occulta di un anno la possibilità di far parte del regime in questione. Aldilà del fatto che il Comitato Opzione Donna sopra richiamato abbia intentato nei confronti dell'istituto di previdenza nazionale un ricorso collettivo per vedersi riconosciute delle sacrosante ragioni, va spiegato che ancora un volta si commette una ingiustizia in danno di lavoratrici rendendole di fatto invisibili all'opinione pubblica.