Le novità contenute nella legge di stabilità 2015 e che rientrano in una riforma del lavoro o, per meglio dire, del mercato del lavoro, sono parecchie e noi in questo articolo analizziamo due provvedimenti che sono sembrati sin dall'inizio i più importanti: in primo luogo l'aumento dell'aliquota Irap per il 2015 - i benefici si vedranno soltanto a partire dal 2016 - che sarà retroattivo, secondo quanto si trova nell'ultima bozza del ddl di stabilità, e in secondo luogo la misura che dovrebbe spingere a una crescita dei consumi e cioè la possibilità di ottenere il Tfr in busta paga sin dagli inizi dell'anno prossimo.
Il problema di quest'ultimo riguarda la tipologia di tassazione che sarà applicato.
Riforma del lavoro e legge di stabilità: Irap 2015, un'analisi precisa della questione
L'elemento più importante che è stato confermato all'interno dell'ultima versione della legge di stabilità è che l'aumento dell'aliquota per l'Irap 2015 sarà retroattivo per cui i versamenti relativi al 2014 saranno da effettuarsi con una tassazione più alta rispetto a quella contenuta nel decreto Irpef (il D.L. n. 66 del 2014). In poche parole, l'aliquote che andrà applicata sarà del 3,9% e non più del 3,5%. Ma non è tutto: quando, entro il 16 giugno 2015, bisognerà saldare l'Irap, non sarà possibile avvalersi delle agevolazioni, sempre previste dalla legge di stabilità, per la deduzione integrale sul costo del lavoro previsto per i contratti a tempo indeterminato - quest'ultimo beneficio, infatti, scatterà soltanto a partire dal 31 dicembre 2014 e dunque non è retroattivo.
Riforma del lavoro e legge di stabilità: Tfr in busta paga, un'analisi precisa della questione
Un'altra misura che ha fatto a lungo discutere, sempre riguardante una riforma del lavoro, è quella che concerne il Tfr in busta paga. Ma quali sono le caratteristiche fondamentali di questo provvedimento? L'articolo 6 del DDL di stabilità prevede, in via del tutto sperimentale, che i lavoratori del comparto privato possano richiedere il Tfr in busta paga, per un periodo che va da marzo 2015 a giugno 2018.
Va ricordato che possono richiederlo soltanto coloro che prestano servizio presso un'azienda da almeno 6 mesi ma va sottolineato anche come l'operazione preveda sulle somme aggiunte una tassazione ordinaria. Su questo punto si è riflettuto a lungo: a guadagnarci sarà soprattutto lo stato perché, se il Tfr resta in azienda o viene investito in fondi complementari, la tassazione è più bassa e lo stato "guadagna" di meno.
Va ricordato anche che, un aumento in busta paga, potrebbe comportare cambiamenti nei calcoli dell'indicatore ISEE per l'ottenimento di detrazioni d'imposta, assegni familiari, etc.
Qualora la scelta per il Tfr in busta paga venga effettuata, questa sarà irrevocabile fino alla data di scadenza della sperimentazione, e cioè il 30 giugno 2018. Per coloro che non effettueranno la scelta, invece, rimarranno in vigore le regole previgenti.