Nuove proposte avanzate dai membri del Pd, per quanto riguarda la riforma pensioni, con lo scopo di tappare i buchi lasciati dalla precedente Riforma Fornero. Le ultime novità in materia di previdenza, sono state firmate dai senatori del PD, Giorgio Tonini, Valeria Fedeli e Claudio Micheloni. Tale proposta, riguarderebbe delle penalizzazioni sulle Pensioni anticipate, ovvero quelle che vengono conseguite dopo il raggiungimento di almeno 41-42 anni di contributi effettivamente versati. Ma ciò concerne le pensioni alte, mentre verranno limitate a tutti coloro che percepiscono cifre inferiori a 3500 euro lordi pari a 2400 euro netti mensili.

Cosa assai diversa, invece, per tutti coloro che percepiscono somme al di sopra dei 3500 euro, per i quali, infatti, è previsto il ritorno al divieto di cumulo con altri redditi da lavoro. A tutto ciò, ovviamente, il Governo pone ancora un freno.

Come riportato nel quotidiano Il sole 24 ore, con la prima proposta, riguardante l'anticipo, si potrebbe rendere più equa la limitazione di tutti coloro che percepiscono pensioni alte, per disincentivare il ritiro anticipato a carico della finanza pubblica. Praticamente, tutti i lavoratori che intendano "congedarsi" dal mondo del lavoro in un'età minore dei 62 anni, verrà applicata la penalizzazione pari all'1% per il primo anno di anticipo e pari al 2% per i successivi anni.

Per quanto riguarda il divieto di cumulo, invece, si cerca di limitare le uscite anticipate, ponendo un divieto di accumulo tra il reddito da lavoro e il reddito derivante da pensione quando, però, concorrono le seguenti condizioni: 1) pensioni superiori a 3500 euro lordi; 2) età inferiore ai 66 anni; 3) pensione liquidata col sistema retributivo o misto.

Per il momento, però tutto rimane fermo. Come annunciato, infatti, dal Viceministro dell'Economia Enrico Morando e dal relatore della Legge di Stabilità, Giorgio Santini, gli emendamenti finora proposti avrebbero poche possibilità di essere approvati. Inoltre, la deroga potrebbe essere ammessa, solo dietro un probabile versamento di un contributo di solidarietà pari al 20% della pensione da utilizzare per incrementare le doti degli ammortizzatori sociali. Tale intervento comporterà un gettito annuo di 300 milioni di euro.