Tornano ad accendersi i riflettori sulle modifiche alla previdenza che saranno apportate con il passaggio della legge di stabilità in Senato. I tempi stringono e le richieste dei lavoratori si moltiplicano, tanto che il Governo Renzi e alcuni parlamentari del Partito Democratico hanno già messo le mani avanti sul fatto che molti nodi della previdenza potranno essere risolti solo nel 2015. Sta di fatto che dopo l'approvazione della sesta salvaguardia parlamentare per gli esodati e la sanatoria per i lavoratori precoci, potrebbe arrivare nei prossimi giorni il momento di una nuova modifica alla gestione della previdenza privata.
In gioco vi è la stabilizzazione dell'imposizione sulle Pensioni integrative, che alcuni hanno volute inquadrare come rendita pensionistica, ma che nella pratica dovrebbe funzionare più come un sostegno alle ristrettezze degli importi futuri garantiti all'Inps.
Le pensioni pubbliche e il rischio di povertà: l'aumento dell'imposizione rischia di bloccare la previdenza privata?
Si parla infatti di pensioni pubbliche che potranno garantire all'incirca il 60% dell'ultima mensilità, pertanto è facilmente comprensibile come un aumento troppo repentino dell'imposizione sul pilastro pensionistico privato rischia di avere un effetto controproducente. La legge di stabilità 2015 aveva previsto nel proprio passaggio alla Camera di aumentare l'imposizione della previdenza integrativa dall'11,5% al 20%, mentre quella delle casse professionali dovrebbe toccare addirittura il 27%.
Il Senato potrebbe garantire invece una rimodulazione più leggera delle stesse aliquote, rispettivamente e in ordine di citazione al 17% per le prime e al 20% per le seconde. Un calmieramento per il quale si chiederà ai gestori di questi fondi il dirottamente di una parte dei fondi attualmente allocati all'estero, per investimenti da effettuare all'interno del nostro Paese.
Ma lo sviluppo di un forte mercato della previdenza integrativa potrebbe risultare fondamentale anche per i conti pubblici, visto che con il suo sviluppo saranno necessarie meno risorse da dedicare al welfare nel futuro.
I lavoratori disagiati attendono risposte e sperano nel tetto alle pensioni d'oro, ma le sanatorie slittano al 2015
Un altro nodo previdenziale sul quale si sta alimentando il dibattito è quello legato ai cosiddetti lavoratori disagiati.
Dopo la tutela di una parte degli esodati con la sesta salvaguardia parlamentare e la sanatoria concessa ai lavoratori precoci, altre persone aspettano delle risposte. Si tratta di coloro che vivono una situazione di difficoltà dovuta all'irrigidimento dei requisiti Inps risalente alla legge Fornero del 2011. Le richieste dei lavoratori (suffragate da una parte del Parlamento) mirano all'impiego dei risparmi derivanti dal tetto alle pensioni d'oro imposto ai lavoratori pubblici con redditi elevati; ma i tempi per un intervento entro la fine dell'anno sarebbero troppo stretti.
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