C'è un apparente paradosso a caratterizzare l'analisi di fondo prodotta dall'Istat sullo stato della previdenza in Italia per l'anno 2013: al crescere della spesa complessiva per la previdenza, si è ridotto il numero delle persone assistite dall'Inps. Ed anche coloro che beneficiano del welfare previdenziale, spesso fanno fatica a mantenere il passo delle spese. Basta snocciolare i numeri per comprendere che il vero filo rosso che lega tra di loro i pensionati è la mancanza di equilibrio nella distribuzione delle rendite. I quattro quinti della platea non superano duemila euro di rendita al mese, mentre più di un terzo (il 41% della popolazione censita) mette insieme meno di mille euro al mese, un dato che fa riflettere e che deve essere letto ricordandosi del costo della vita crescente in Italia.

Anche perché, se è vero che i prezzi hanno potuto beneficiare di una calma dovuta alla deflazione dell'economia, a mantenere il costo della vita elevato ci ha pensato la crescita delle tasse, un vero e proprio incubo per i pensionati che spesso sono intestatari di beni immobili e di quel patrimonio (accumulato nel corso della vita attiva) recentemente entrato nelle mire della fiscalità generale.

Continua a crescere il costo della previdenza per lo Stato italiano, nel 2013 spesa record

Non è un mistero che nel nostro Paese la dinamica dell'invecchiamento che caratterizza la popolazione stia influendo in modo negativo sulla sostenibilità del sistema previdenziale. Su di una popolazione di 59,83 milioni di individui (dati 2013 della banca mondiale) si contano circa 16 milioni e mezzo di pensionati, che si sono ridotti di 200.000 persone rispetto all'anno precedente (dal 2012 al 2013).

La pensione media è di 16.000 €, mentre un terzo degli iscritti Inps cumula più di una pensione. Se poi si analizza la distribuzione delle rendite in base all'età, si scopre che approssimativamente il 25% delle persone in quiescenza possiede un'età inferiore ai 65 anni di età, mentre solo la metà ha tra i 65 e 79 anni (la parte restante ha più di 80 anni).

Un dato che fa sicuramente riflettere se messo a confronto con i requisiti di pensionamento richiesti in seguito alla Riforma Fornero, che ha irrigidito e inasprito senza gradualità i paletti di accesso all'Inps, andando a colpire duramente anche coloro che erano in prossimità dell'uscita dal lavoro.

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