Sembra vivere una fase di stand-by il caso pensioni lavoratori precoci: la vertenza corre in pratica su un doppio binario, con possibili nuove ipotesi che potrebbero interessare indirettamente i lavoratori precoci da una parte e il tanto atteso giudizio della Corte Costituzionale in merito al referendum pro abolizione della riforma Fornero dall'altra. Il 2015 sarà di certo l'anno della previdenza, per un governo quello guidato dal premier Renzi che ha già lasciato trasparire palesi volontà di intervento. Il punto sta tutto nel capire la direzione che prenderanno manovre e riforme, un verso che sarà orientato in maniera decisivo dal giudizio della Corte: l'abolizione della riforma Fornero spalancherebbe plurime porte di risoluzione del caso Pensioni lavoratori precoci, individui cui la Legge dell'ex ministra ha tagliato le gambe.

Impossibile per chi ha iniziato a lavorare a 15 anni arrivare sino ai 67 anni (l'età pensionabile fissata dalla riforma), difficilissimo maturare i requisiti di accesso al prepensionamento che tra l'altro, per effetto della stessa riforma Fornero, si vanno inasprendo ogni anno. Al doppio binario cui si faceva pocanzi cenno non si può però non affiancare una terza via, quella solcata a più riprese dal presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano, l'unica figura che abbia concretamente tirato in ballo il caso pensioni lavoratori precoci sottolineando la necessità di celeri interventi.

Pensioni lavoratori precoci, prepensionamento e flessibilità: Damiano, è il bivio finale - Tutto dipende dal giudizio della Corte Costituzionale

Il punto chiave sta nel fatto che quasi mai sono state avanzate ipotesi cucite su misura sul caso pensioni lavoratori precoci, la cui vertenza è stata sempre interessata da manovre indirette: qualcuno potrebbe sottolineare che la Legge di Stabilità ha affrontato la vicenda ma si tratta di una favola, dato che la tanto sbandierata cancellazione delle penalizzazioni previste per chi accede alla pensione anticipata fino al 2017 pur non avendo maturato il requisito anagrafico minimo previsto era già statuita da un comma della stessa riforma Fornero riesumato per l'occasione. Se la Consulta dirà si al referendum con conseguente e quasi certa cancellazione della legge in primavera il caso pensioni lavoratori precoci subirebbe uno scossone senza precedenti: in caso contrario, scenario comunque più probabile, si continuerà a lavorare sul fronte delle riforme. Damiano insiste su Quota 100 e sulla necessità di prevedere per tutti un'uscita fissata a Quota 62 anni di età più 35 anni di contributi, con l'ipotesi di prevedere l'abbandono dell'impiego una volta raggiunti i 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica che continua a tenere ugualmente banco. Tutte soluzioni insomma che potrebbero risultare utili in ottica pensioni lavoratori precoci ma non decisive. Servirebbero soluzioni ad hoc, che al momento però non sono all'orizzonte.



Sorprende e non poco l'interesse quasi nullo dimostrato dal ministro Poletti nei riguardi della vertenza. Non preservare gente che ha iniziato a lavorare in tenera età contribuendo sin da giovanissima alla crescita economica del paese appare ingiusto e oltre modo sperequativo, ma dobbiamo purtroppo sottolineare come il mancato intervento in tema di pensioni lavoratori precoci giunga a concretare solo una delle tante ingiustizie sociali che animano in questo momento il panorama nazionale. Dai vertici di Palazzo Chigi fanno comunque sapere che presto si incrementerà il livello di flessibilità in uscita, staremo a vedere. Se desiderate rimanere aggiornati vi invitiamo a cliccare il tasto 'Segui' collocato in alto a fianco al nome dell'autore.