Non si placano le tensioni tra Inps e comitati territoriali dei lavoratori esodati; resta infatti il problema dei lavoratori che sono rimasti esclusi dai parametri della sesta salvaguardia parlamentare, approvato ormai nello scorso 2014. Il nodo del contendere sarebbe il sistema di requisiti necessari per poter usufruire dei sistemi di welfare, che non sarebbe inclusivo della totalità dei lavoratori rimasti attualmente senza impiego ed al contempo esclusi dal pensionamento, a causa dell'irrigidimento deciso con la legge Fornero del 2011. Già in passato l'ex commissario Inps Tiziano Treu aveva definito come chiusa la questione, durante una convocazione in Parlamento, spiegando che di fatto considerava le persone ancora escluse non come veri e propri esodati, ma piuttosto come disoccupati in età avanzata.

Un punto di vista che fece arrabbiare molto i comitati territoriali degli esodati e che sarebbe stato assunto anche a posizione ufficiale dell'Inps.

La risposta dei comitati esodati: per i lavoratori l'atteggiamento dell'Inps è un fatto gravissimo 

Sulla base di quanto appena riportato, non è tardata ad arrivare la risposta dei lavoratori in attesa di quiescenza. Esprimendo tutto il proprio disaccordo, i comitati hanno definito più volte il mancato riconoscimento dei lavoratori esodati non coperti dalla salvaguardia come un fatto gravissimo; anche perché, secondo i conteggio degli interessati, sarebbero quasi 50.000 le persone rimaste senza aiuti di welfare. Un numero che potrebbe rendere necessaria una settima salvaguardia, a meno che da Governo e Parlamento non arrivino delle nuove misure di flessibilizzazione nell'accesso anticipato alla pensione.

L'ipotesi non sarebbe così remota e potrebbe mettere finalmente la parola fine non solo sulla difficile posizione di disagio vissuta fino ad ora dai lavoratori esodati, ma sulle tante situazioni di difficoltà che si sono venute a creare nell'ormai lontano 2011 con l'approvazione della riforma previdenziale portata avanti dal Governo Monti.

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