Su un''Ansa' di questa mattina, sabato 14 febbraio, si torna a parlare delle Pensioni future dei giovani. La ricerca è stata condotta dal Censis in sinergia con Fondazione Generali ed è stata presentata a Padova. La generazione 'mille euro', come è stata definita quella dei giovani che hanno tra i 25 e i 34 anni di età, non supererà l'importo dell'ultimo stipendio nemmeno se resterà al lavoro fino a settant'anni. Precariato e povertà contraddistinguono a tutt'oggi il destino delle giovani generazioni con un fenomeno in crescita, quello dei 'neet' (non studiano non lavorano), che conta due milioni circa di individui.

L'allarme del Censis

Il Censis, in uno studio condotto sulle future pensioni che matureranno i giovani, prende in considerazione un campione composto da chi un lavoro ce l'ha attualmente, quantificando il numero degli occupati considerati come i più fortunati in 3,4 milioni di unità. L'analisi è impietosa, rimarcando come se le cose non cambiano, scrive l'Ansa riportando la nota finale, i giovani di oggi saranno destinati a diventare anziani molto poveri in futuro. L'elemento che impedisce di avere un assegno futuro di quiescenza decoroso è quello della discontinuità del lavoro, spesso a intermittenza e senza continuità di contribuzione.

L'analisi de 'La Stampa'

Il quotidiano torinese riprende l'argomento dal punto di vista occupazionale evidenziando come l'unica soluzione sia lavorare fino a quando possibile.

Ma il mercato del lavoro, con i suoi dati allarmanti, non consente di avere una visione ottimistica sotto questo punto di vista. Il crollo dell'occupazione giovanile del 12% in dieci anni ha prodotto un costo per la società stimabile intorno ai 120 miliardi di euro, con una perdita di due milioni di posti di lavoro.

Il giudizio del leader della Cisl

Annamaria Furlan parla della legge Fornero fatta in una notte, in fretta e solo per risparmiare.

E' duro il giudizio del segretario generale della Cisl che, in una nota Ansa dell'altro giorno, è tornata a mettere in evidenza la necessità di introdurre criteri di flessibilità indispensabili per dare risposte al Paese. Per risolvere anche la problematica del mondo giovanile è necessario ripartire dal confronto coi sindacati.