Con il recente decreto mille proroghe si è tornati ad intervenire sul capitolo delle pensioni, ma i benefici appena approvati restano ancora una volta circoscritti ad una piccola parte della platea dei lavoratori, tanto che sarebbero già allo studio nuovi provvedimenti sanatori. A cavalcare l'onda delle rivendicazioni per una gestione della previdenza più equa e attenta vi sono una parte del partito democratico e alcuni partiti di minoranza in Parlamento, che tornano a puntare il dito anche contro la gestione dei lavoratori esodati. Sarebbero infatti ancora diverse decine di migliaia le persone rimaste senza reddito da lavoro e al contempo senza possibilità di ottenere una pensione dall'Inps, tanto che i sei provvedimenti di salvaguardia che si sono susseguiti a partire dal 2011 potrebbero non risultare ancora sufficienti.

Esodati, la sesta salvaguardia sostiene oltre 170.000 persone: ancora insufficiente?

Proprio al riguardo della situazione dei lavoratori esodati, ricordiamo che l'ultimo intervento è arrivato con la legge 147 del 2014, che ha previsto di salvaguardare tutti coloro che (in possesso dei corretti requisiti), avessero depositato un'apposita domanda presso l'Inps entro il 05/01/2015. Secondo i conti dello stesso istituto di previdenza, con quest'ultimo intervento sarebbero stati tutelati oltre 170.000 lavoratori disagiati, chiudendo definitivamente il problema degli esodati. Ma la situazione per i comitati territoriali dei lavoratori sarebbe tutt'altro che risolta, visto che vi sarebbero ancora molti soggetti rimasti incastrati nell'irrigidimento repentino della legge Fornero, anche se l'Inps invece ha spiegato di considerare tali persone come disoccupati in età avanzata.

Stime Inps ampliano bacino di coloro che avrebbero bisogno di una nuova salvaguardia

Ricordiamo che secondo la Cgil sarebbero ancora molti i soggetti in attesa di una tutela, e non solo gli appena citati esodati rimasti disoccupati in età avanzata. Basti pensare a tutti coloro che non hanno raggiunto i 20 anni di contribuzione a causa di situazioni lavorative drastiche, come il fallimento del proprio datore di lavoro.

In questo senso, il sindacato pone in evidenza come alla nuova flessibilità lavorativa deve essere affiancata una crescita delle tutele del welfare previdenziale, che sia in grado di dare maggiore sostenibilità al sistema e di risolvere i tanti casi di disagio per i quali non sono previste ancora delle tutele.

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