Il Comitato Opzione donne annuncia la decisione di voler procedere con una class action nei confronti dell'Inps, al fine di far vedere riconosciuto il diritto al pensionamento alle proprie iscritte. È questa l'ultima novità riguardante la questione del meccanismo di pensionamento anticipato previsto con la legge Maroni, che l'Istituto di previdenza ha dichiarato concluso al termine del 2014. Nella pratica, le lavoratrici vogliono poter accedere alla quiescenza con i benefici di legge anche nell'anno in corso, ma l'Inps finora si è limitata a protocollare le nuove domande senza dargli esito positivo, mentre i tecnici del Mef avrebbero dato parere negativo circa la possibilità di reperire le risorse necessarie per avvallare la proroga.

La questione al momento sarebbe quindi bloccata sul tavolo del Ministero dell'Economia, in attesa che si arrivi ad una decisione definitiva.

Pensione anticipata con opzione donna: info sui requisiti di legge e sulla class action portata avanti dai comitati

Ricordiamo che tra i requisiti di legge richiesti per accedere ai benefici della legge 243/04 vi sono i 57 anni di età e i 35 anni di versamenti, mentre l'assegno erogato sarebbe corrisposto interamente tramite il calcolo contributivo. Un punto che secondo molti dovrebbe favorire il sostegno alla misura anche da parte del neo Presidente Inps Tito Boeri, visto che questo meccanismo di calcolo potrebbe portare all'istituto di previdenza pubblico interessanti risparmi nel lungo periodo.

Stante la situazione, i comitati opzione donna hanno deciso di avviare una raccolta di adesioni per procedere con una class action presso il Tar del Lazio, al fine di vedersi garantito il diritto al pensionamento. L'obiettivo è di raccogliere almeno 200 firme, mentre il contributo economico richiesto per coprire tutte le spese legali e amministrative ammonta ad una quota fissa di 300,00 €.

Se si riuscirà a depositare il ricorso entro marzo, una prima sentenza potrebbe arrivare già all'inizio della prossima estate.

Scuola Quota 96: ancora tutto fermo per insegnanti e lavoratori ATA, destinati a mansioni meno onerose

Resta ancora bloccata anche la delicata situazione di insegnanti e lavoratori ATA quota 96 della scuola, che attraverso un recente intervento del Ministro della pubblica amministrazione Madia si sono visti ancora una volta preclusa la possibilità di un intervento correttivo da parte dell'esecutivo.

Durante un question time alla Camera, la rappresentante del Governo ha spiegato che al momento l'unica soluzione disponibile resta quella del demansionamento ad attività meno faticose, così come previsto dalla riforma della buona scuola e fermo restando che una parte della platea ha già ottenuto la quiescenza tramite la legge 104 oppure il raggiungimento dei nuovi requisiti previsti nella riforma Fornero.

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