"La Riforma Fornero [...] ha spostato anche di sei anni l'età per accedere alla pensione rispetto alle vecchie regole. La manovra ha anche creato una platea di lavoratori senza stipendio e senza pensione": sono queste le parole utilizzate negli scorsi giorni dal leader Cgil Susanna Camusso per descrivere gli attuali disequilibri del sistema previdenziale, tanto che prosegue con quella che per lei appare come la soluzione più logica: "è necessario offrire una soluzione in tempi rapidi, ma in tutti questi anni si sono solo fatte tante promesse". D'altra parte, sembra tutt'altro che semplice capire quale sia la soluzione che possa risultare da un alto sostenibile per le casse del bilancio pubblico e dall'altro di effettivo sostegno per i lavoratori.

A cavallo tra il mese di gennaio e quello di febbraio 2015 va comunque registrata la convergenza dei sindacati sul tema della previdenza, dopo che l'attenzione era stata monopolizzata dal problema del lavoro e dalla riforma del Jobs Act. La Cgil è tornata a chiedere una piattaforma unificata di discussione, con la quale condividere la responsabilità della riforma tra forze sociali e Governo, mentre la Cisl ha in programma di fornire un proprio scenario risolutivo, che sarà svelato il prossimo mercoledì 11 febbraio.

Riforma pensioni, nuove ipotesi in arrivo non solo dai sindacati: ecco le ultime proposte dei partiti minori

Sul delicato tema delle Pensioni le nuove proposte non arrivano solo dai sindacati; delle soluzioni interessanti sono arrivate nelle ultime settimane anche dalla politica e in particolare dai partiti minori.

Alcune di queste idee hanno preso la forma di emendamenti, come quelli proposti dal Senatore Franco Panizza del P.A.T.T. in favore del ricambio generazionale, oppure quello di Sacconi del NCD, che propone la creazione di uno strumento flessibile per consentire la pensione anticipata ai lavoratori disagiati. Tra le idee più recenti, vi è anche quella dell'Italia dei valori, che suggerisce di aprire l'anticipata ai 60 anni di età, a patto di accettare una penalizzazione massima del 10% sull'importo erogato e prevedendo al contempo un bonus per chi decidesse di fermarsi sul lavoro fino ai 70 anni di età.

Le risorse utili a rendere sostenibile il provvedimento sarebbero invece ottenute tramite un contributo di solidarietà richiesto a chi possiede patrimoni superiori ai 5 milioni di euro (al netto della prima casa).

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