Come abbiamo più volte segnalato, la questione pensionistica è una delle questioni che è sempre presente nell'agenda del governo e non solo. Da più parti giungono proposte ed indicazioni, ma ad oggi non si sono trovate soluzioni condivise. Ecco che allora il governo, attraverso l'impegno in prima persona dello stesso premier Matteo Renzi, sta cercando soluzioni che possano risolvere nel breve questioni vecchie e nuove.

Indiscrezioni dell'ultim'ora vogliono che sia in cantiere un decreto previdenziale, che vede il contributo anche del ministro del lavoro Poletti e del Presidente dell'Inps Tito Boeri.

Sarà il primo passo verso la riforma Pensioni targata Renzi-Boeri-Poletti? Sarà una riforma con l'obiettivo di rendere più flessibili i vigenti rigidi requisiti pensionistici della legge Fornero del governo Monti del 2011? Vediamo, allora, come questa questione si stia sviluppando.

Il nascente decreto previdenziale recepirebbe sia le indicazioni del premier Matteo Renzi, circa i tagli e la revisione delle baby pensioni, delle pensioni integrative, di invalidità e di reversibilità sia il ricalcolo contributivo delle pensioni d'oro proposto dal presidente Inps l'economista Tito Boeri. Tali primi interventi sulla riforma pensioni Fornero andrebbero incontro, anche se non proprio in toto, alle richieste delle forze sociali e politiche e di singoli esponenti di maggioranza e di opposizione, nonché, come più volte fatto presente, alle richieste del presidente della Commissione lavoro della Camere Cesare Damiano.

L'approvazione di queste iniziali misure permetterebbe di mettere da parte risparmi da reinvestire per consentire prepensionamenti per i lavoratori che intendessero lasciare prima il lavoro in modo da rendere disponibili posti per i più giovani e consentire quindi quella staffetta generazionale, più volte promessa e da tutti conclamata, necessaria e funzionale in un momento di forte crisi occupazionale. Il recupero delle risorse, inoltre, consentirebbe anche di affrontare e magari di far porre la parola "fine" sugli altri casi "storici" di esodati e quota 96 della scuola.