Se Atene piange, Sparta non ride. Gli strascichi delle ultime riforme avvenute nel campo previdenziale non lasciano adito a sospiri di sollievo tanto ai lavoratori in procinto di ottenere l'agognato accesso all'Inps quanto a chi in pensione ci si trova già da un bel pezzo. Per quest'ultimi, il focus del dossier previdenziale torna ai tanti passaggi correttivi (al ribasso) che si sono susseguiti nel corso degli anni, andando a penalizzare le mensilità ricevute. "Occorre correggere i meccanismi di rivalutazione per non penalizzare ulteriormente i pensionati" spiega il Sindacato pensionati italiani, che riprende lo slogan "paghiamo sempre noi!" per sottolineare come negli ultimi 4 anni a coloro che percepiscono un assegno di quiescenza sono venuti a mancare quasi 10 miliardi di euro, per una mancata erogazione pro capite di ben 1779,00 €.
La situazione sarebbe diventa critica per moltissimi anziani, tanto che la Spi ha parlato di vera e propria "tagliola" sulle Pensioni in essere.
Spi - Cgil e blocco delle rivalutazioni: lo studio basato sugli anni passati mette in evidenza i rischi per il futuro
Il calcolo dell'associazione sindacale risalente alla Cgil si riferisce al blocco dell'adeguamento previdenziale al costo della vita avvenuto a partire dal 2012. Mentre per il prossimo futuro si lancia già l'allarme, visto che l'effetto del QE adottato dalla Banca centrale europea potrebbe consistere in un nuovo aumento generalizzato dei prezzi, anche perché lo stesso istituto si è dato l'obiettivo di riportare l'inflazione entro la soglia del 2%.
E tutto questo senza tenere conto che da diverso tempo si sta pensando a possibili contributi di solidarietà per favorire l'uscita anticipata dei lavoratori disagiati; un ulteriore balzello che sebbene dovrebbe andare a colpire le pensioni più alte, sembra poter diventare l'ennesima penalizzazione per i redditi dei pensionati.
Pensioni anticipate 2015 - 2016: proseguono le discussioni in Parlamento, ma si allontana l'ipotesi della quota 100
Come anticipavamo all'inizio dell'articolo, non sembra andare molto meglio per i tanti lavoratori disagiati che non riescono ad ottenere il pensionamento a causa dell'irrigidimento nei requisiti avvenuto con la legge Fornero del 2011.
La proposta sembra essere passata in secondo piano nelle ultime settimane, a causa (ancora una volta) del costo eccessivo che avrebbe sui conti pubblici; in sua sostituzione, la Commissione lavoro alla Camera avrebbe allo studio l'ipotesi di una Quota 97, che però potrebbe diventare disponibile solo al raggiungimento dei 62 anni di età (e con l'accumulo di almeno 35 anni di versamenti più una penalizzazione sull'assegno erogato). Resta però il fatto che un simile meccanismo risulterebbe meno flessibile di quello ipotizzato inizialmente, con la conseguenza che le ultime ipotesi di riforma previdenziale potrebbero risultare meno inclusive rispetto alla platea dei potenziali aderenti.
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