Divisione tra assistenza e previdenza, maggiore flessibilità in uscita e ricalcolo contributivo di almeno una parte delle mensilità per chi desidera ottenere dei vantaggi rispetto agli attuali requisiti Inps. Sono questi i tre capisaldi dell'attività di ricerca su cui sarebbero al lavoro i tecnici, in seguito alla nomina di Tito Boeri alla guida di uno dei più grandi istituti di previdenza sociale pubblica. Nella pratica, si tratta di una sfida che finora è stata affrontata con continui rinvii e attraverso provvedimenti legislativi temporanei; basti pensare che solo nell'ultimo periodo si sono alternati alla guida dell'Inps prima il Commissario straordinario Vittorio Conti e poi l'ex Ministro del lavoro Tiziano Treu.
A partire dall'inizio del 2015 è arrivato, infine, l'economista della Bocconi, che si è messo subito al lavoro sulle possibili ipotesi di riforma del sistema, a partire dalle Pensioni anticipate tanto richieste dai lavoratori disagiati.
Riforma pensioni 2015: scenari convergono su meccanismo contributivo, anticipate solo per chi è in prossimità della pensione? Ma il Parlamento spinge per le quote 97 e 100
Secondo quanto affermato dallo stesso Boeri in una recente intervista, la pensione anticipata potrebbe arrivare solo per coloro che sono in prossimità del pensionamento pubblico: secondo le ultime indiscrezioni, i tecnici starebbero, infatti, lavorando alla creazione di un reddito minimo per coloro che perdono il lavoro o vivono situazioni di disagio dopo i 55 anni di età.
Ne consegue che la platea dei potenziali beneficiari di una misura utile al prepensionamento sarebbe notevolmente ristretta, perlomeno rispetto alle ipotesi avanzata in Parlamento. La Commissione lavoro alla Camera sta infatti lavorando su degli scenari alternativi basati sui meccanismi delle quota: una possibile soluzione molto ben accolta dai lavoratori è quella della quota 100, che prevede la possibilità dell'uscita dal lavoro anticipata sommando età anagrafica e anni di versamenti.
Purtroppo l'esecutivo sembra aver scartato questa opzione a causa dell'elevato costo di una sua implementazione sul bilancio pubblico. Un'altra soluzione intermedia potrebbe essere invece quella della quota 97, che offrirebbe la possibilità di pensionamento a 62 anni di età con almeno 35 anni di versamenti, accettando però una penalizzazione massima dell'8% sull'assegno erogato.
Pensioni posticipate: dal 2016 slitta ancora l'età di uscita dal lavoro, anche per i meccanismi flessibili
Nel frattempo, l'Inps ha aggiornato tramite una nuova circolare i termini naturali di pensionamento, di fatto posticipandoli a causa del noto meccanismo di adeguamento alle aspettative di vita. A partire dal prossimo 1° gennaio 2016 bisognerà prepararsi a lavorare quattro mesi in più rispetto ai requisiti attuali, pertanto la pensione di vecchiaia slitterà a 66 anni e 7 mesi. Ma non è tutto, perché dal 2019 gli scatti dovuti agli adeguamenti Istat dovranno essere calcolati ogni biennio, con la prospettiva di ulteriori posticipi. E voi, cosa pensate in merito alle vicende che vi abbiamo appena riportato?
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