Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi comunica che solo martedì prossimo giorno 10 marzo, ci sarà il varo del disegno di legge per la buona scuola. Dunque un nuovo slittamento, un nuovo passo indietro? Renzi, il paladino della "buona Scuola", giustifica questo nuovo slittamento non come un passo indietro ma come necessità di ulteriore tempo per una migliore definizione di alcuni passaggi e di alcune novità che verranno inseriti nel disegno di legge. Gli impegni più volte "ufficializzati" sull'assunzione del personale precario verranno mantenuti.

A settembre verranno coperti tutti i posti vacanti con personale di ruolo, ribadisce la Ministra Stefania Giannini, titolare del dicastero di viale Trastevere, mentre le future assunzioni verranno effettuate solo per concorso.

Altri punti nodali della buona scuola, ampiamente pubblicizzati nelle giornate precedenti, sono:

  • potenziamento delle discipline linguistiche, musicali, artistiche e sportive in ogni ordine di scuola ed in ogni percorso di studi;
  • potenziamento della scuola digitale, non solo lavagne interattive ma strumenti ed attrezzature multimediali per una didattica moderna ed al passo con i tempi;
  • alternanza scuola-lavoro. Saranno 400 le ore destinate ai progetti scuola-lavoro per gli istituti tecnico-professionali e 200 per i licei;
  • piena attuazione dell'autonomia scolastica. I dirigenti scolastici saranno i veri manager dei percorsi didattici. A loro saranno affidati nuovi compiti e nuove funzioni anche a livello gestionale, non solo di supervisore delle attività didattiche;
  • valutazione, valorizzazione e premiazione del personale scolastico impegnato in funzioni aggiuntive di progettazione e di gestione della vita scolastica.

Le sorprese a cui ci sta abituando il premier, spesso però non vengono ben "digerite e metabolizzate" subito da chi si aspetta che dalla politica e dalle istituzioni possano arrivare risposte efficaci ed esaustive dei problemi che si trascinano da anni.

È il caso appunto dei 160 mila precari che oggi si aspettavano finalmente iniziative per la loro stabilizzazione. L'aver scelto il disegno di legge e non un decreto non risulta facilmente digeribile subito, anche se le motivazioni sono di ordine esclusivamente politiche.