Ancora diviso il Pd sul Jobs act e la riforma Pensioni mentre si cerca un accordo sulle riforme costituzionali dopo la rottura del Patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi. La minoranza dem chiede modifiche ai decreti attuativi della riforma del lavoro e nuove forme di flessibilità in uscita per la pensione anticipata, mentre la maggioranza dei renziani continua a prendere tempo assecondando i ritmi e le priorità del governo. "Su questi punti - ha detto il presidente della commissione Lavoro Cesare Damiano riferendosi in particolare al nuovo contratto a tutele crescenti e al nuovo sussidio di disoccupazione Naspi - va fatta una verifica tempestiva e puntuale, altrimenti il nuovo paradigma proposto dal Jobs Act - ha sottolineato l'ex sindacalista - correrebbe il rischio di togliere le tutele sul posto di lavoro senza aggiungere adeguate protezioni nel mercato del lavoro.
Sarebbe - secondo Damiano - un bilancio negativo solo per i lavoratori". La minoranza del Pd, che si è riunita ieri sera tardi per affrontare la questione del voto di oggi al ddl Boschi sulle riforme, chiede sostanzialmente che gli incentivi per i nuovi contratti previsti dalla legge di Stabilità 2015 siano stabilizzati strutturalmente e di aggiungere risorse al nuovo sussidio per i disoccupati in considerazione del fatto che, con la nuova riforma del lavoro targata Renzi e Poletti, dal 2017 in poi non esisteranno più l'indennità di mobilità e la cassa integrazione in deroga e nello stesso tempo la Naspi passerà da una copertura di 24 mesi a 18. Damiano pensa che così si corre il "rischio di avere meno tutele della situazione precedente" e chiede anche un cambio di rotta sul prossimi decreti legislativi d'attuazione del Jobs act in particolare sui cococo e i cocopro.
Per quanto riguarda il capitolo riforma pensioni 2015, Damiano, che ha chiesto a Renzi di occuparsene personalmente e di confrontarsi con il partito sulla questione previdenziale assumendo impegni precisi, non fa un passo indietro rispetto alla calendarizzazione dei ddl per la pensione anticipata e per il pensionamento donne a Montecitorio annunciata la scorsa settimana dopo una lettera di Gianni Cuperlo al premier.
Tra le proposte sostenute da Damiano per consentire l'uscita in anticipo dal lavoro verso il prepensionamento la cosiddetta soluzione Quota 100, data dalla somma dell'età contributiva e anagrafica, la soluzione della pensione anticipata per uomini e donne con 41 anni di contributi a prescindere dall'età, oppure la pensione anticipata a 62 anni con 35 anni di contributi ma l'8% di penalità.
Mentre il deputato del Pd Giampiero Galli propone la soluzione del prestito pensionistico avvertendo i "compagni" di non "demonizzare la Fornero per ragioni ideologiche".
Ma a parte lavoro e previdenza, i democratici sono in queste ore agitate per il voto sul ddl Boschi per le riforme. Gianni Cuperlo, presidente di SinistraDem, ha chiesto in una lettera aperta a Matteo Renzi di "trovare il coraggio" di "rimettere ai parlamentari la possibilità di apportare i cambiamenti necessari" alla riforma costituzionale nella terza lettura al Senato della Repubblica. "Noi di Area riformista voteremo sì" sulle riforme, ha dichiarato Damiano. "Penso che in questo caso come per il Jobs Act - ha spiegato il parlamentare della minoranza Pd - il voto a favore certifichi lo sforzo compiuto dalla minoranza per migliorare il testo di partenza". Pippo Civati ha detto invece che non voterà il ddl Boschi.