Il Tfr, trattamento di fine rapporto, direttamente in busta paga? Sì, è possibile a partire dalla busta paga del mese di marzo del 2015, ma l'eccessivo peso della tassazione rende l'operazione, dal punto di vista strettamente fiscale, poco conveniente. E' questa la conclusione cui è giunta l'Associazione degli artigiani della Cgia di Mestre in vista dell'entrata in vigore dei decreti attuativi del cosiddetto 'Jobs act', la riforma del lavoro fortemente voluta dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ma a chi chiedere il Tfr maturato in busta paga?

Ebbene, la richiesta deve essere presentata, da parte del lavoratore dipendente, al titolare dell'impresa per cifre che si aggirano dai 71 euro in più per un operaio che prende 1.200 euro netti al mese, ai 112 euro per un impiegato a 1.600 euro netti al mese. In accordo con un'elaborazione effettuata dalla Cgia di Mestre, l'importo in busta aumenta chiaramente al crescere della retribuzione netta mensile. E così un dirigente che guadagna 3.000 euro netti al mese, chiedendo l'anticipo del Tfr, si ritroverà la busta paga più pesante per un importo pari a 214 euro. La criticità dell'operazione è però legata al fatto che queste somme aggiuntive non godono di alcuna agevolazione fiscale, il che significa che sono soggette alla tassazione ordinaria.

Come diretta conseguenza, sottolinea altresì l'Associazione degli artigiani mestrina, l'applicazione della tassazione ordinaria porta anche sulle somme aggiuntive al prelievo fiscale rappresentato dalle addizionali comunali e regionali ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), e nello stesso tempo si va a ridurre l'ammontare delle detrazioni spettanti proprio perché l'anticipo del Tfr concorre in pieno nella formazione del reddito complessivo.

Di conseguenza è alto il rischio che l'operazione relativa all'anticipo del Tfr in busta paga, su richiesta del lavoratore e comunque in via del tutto volontaria, si riveli un flop, e che quindi si perda un'altra grande occasione per permettere alle famiglie di incrementare il proprio reddito disponibile e di rilanciare i consumi.