Sono circa dai 4 ai  6 milioni (sulla base delle diverse stime) i pensionati potenzialmente beneficiari della sentenza numero 70/2015 emessa dalla corte Costituzionale alla fine dello scorso mese di aprile, quando ha deciso che il blocco alle rivalutazioni Istat previsto per gli anni 2012 e 2013 con la riforma Fornero era da considerarsi contrario alla nostra carta fondativa. Il provvedimento riguarda in particolare tutti coloro che percepiscono un assegno previdenziale superiore a tre volte la pensione minima. Cercare di rimediare alla situazione non sarà semplice per il Governo, perché le stime parlano di cifre importanti: si parte dai 5 miliardi di euro previsti dall'avvocatura di Stato a 10 - 13 miliardi conteggiati dai tecnici e dagli esperti di welfare: una cifra che potrebbe compromettere il rapporto deficit / Pil del Paese e sulla quale il Mef vuole vederci chiaro.

Bisogna però sottolineare che il Governo ha già ammesso di voler dare esecuzione alla sentenza, seppur esprimendo le proprie perplessità e riservandosi di interpretare la norma in modo sostenibile, tanto che sarebbero già allo studio diverse soluzioni per limitare l'impatto sul bilancio pubblico.

Come funzionerà il rimborso sulle pensioni? Ecco le ipotesi per l'emanazione di un decreto ponte a maggio

Al momento vi sarebbe allo studio l'ipotesi di un decreto attuativo da approvare già nel mese di maggio. Quello che sembra certo è che il rimborso potrebbe non essere automatico, ed al contrario con tutta probabilità verrà erogato solo in favore di coloro che ne faranno esplicita richiesta.

In caso di esito positivo, il contribuente dovrà poi accettare la possibilità che il pagamento dell'importo avvenga in modo dilazionato, mentre per chi percepisce assegni di importo elevato la restituzione potrebbe comunque essere parziale (ovvero di circa la metà rispetto al totale della rivalutazione dovuta). Resta poi la possibilità che il Governo decida anche una rimodulazione del criterio di penalizzazione, alzandolo da 3 a 5 volte il moltiplicatore utilizzato nel 2011.

In questo caso, oltre i 2350 € lordi al mese la rivalutazione potrebbe comunque essere negata, perché la Consulta nella propria sentenza non boccia completamente il provvedimento deciso dall'esecutivo Monti ma ne rigetta le modalità di applicazione. È stata invece definitivamente esclusa dal Ministro dell'economia Padoan l'ipotesi di una nuova manovra correttiva per far fronte alla sentenza.

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