"La mia proposta di legge sulla flessibilità delle Pensioni prevede che con quarantuno anni di contributi si vada in pensione, senza penalizzazioni": sono le dichiarazioni di conferma contenute all'interno di un tweet rilasciato dal Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano, in merito alla vicenda dei lavoratori precoci. Nella pratica, si tratta di persone che hanno iniziato a lavorare in giovane età, accumulando sulle proprie spalle decenni di versamenti e rimanendo purtroppo tagliati fuori dal pensionamento a causa dell'improvviso quanto inaspettato irrigidimento dei requisiti di accesso all'Inps, avvenuto con la riforma Fornero del 2011.
Per cercare di offrire una soluzione al problema, la Commissione lavoro ha lavorato negli scorsi mesi ad una proposta portata più volte all'attenzione dell'esecutivo, che prevede di eliminare il vincolo anagrafico in relazione alla maturazione dei requisiti utili per il pensionamento.
Riforma delle pensioni, la soluzione dei precoci tra le opportunità per rimettere in moto il mercato del lavoro
Nel frattempo, bisogna evidenziare che la stessa Commissione lavoro ha sottolineato più volte come i potenziali beneficiari di un provvedimento di flessibilizzazione nell'accesso all'Inps non sono solo i diretti destinatari della misura. A poter ottenere un importante riscontro indiretto sono anche i giovani che desiderano entrare nel mondo del lavoro e che di fatto si vedono sbarrare la strada dal blocco del turn over.
"Se aiutiamo chi vuole andare in pensione con flessibilità, aiutiamo anche i figli e i nipoti a entrare nel mercato del lavoro" ha spiegato in precedenza lo stesso Damiano, in occasione di un suo intervento presso il Festival del lavoro. Un'analisi che però non sembra essere condivisa dal Presidente dell'Inps Boeri, che in alcuni suoi recenti interventi (anche presso la Camera dei Deputati) ha sottolineato di non ritenere esattamente sostituibili i lavoratori giovani con quelli anziani, perché potrebbero esserci importanti differenze nelle competenze di quest'ultimi, ovvero abilità non acquisibili con immediatezza dai più giovani.
Flessibilità previdenziale, riconsiderare il problema senza concentrarsi sui costi di breve termine
Stante la situazione, la questione dei lavoratori precoci resta emblematica di come le diverse correnti di pensiero tendano ad interpretare i nodi che attualmente restano irrisolti nel contesto della previdenza in Italia.
Mentre la maggior parte dei lavoratori sembra esprimersi a favore di una misura che preveda la pensione anticipata con 41 anni senza penalizzazioni, resta una parte della platea dei decisori pubblici che ritiene maggiormente sostenibile un meccanismo di flessibilità basato sul sistema contributivo. L'esempio è quello dell'opzione donna, che se da un alto vede un ricalcolo peggiorativo della pensione erogata, dall'altro permette l'uscita già a partire dai 57 anni e con appena 35 anni di versamento (ben sei anni in meno rispetto a quanto non sarebbe necessario con i 41 anni senza penalità). La proposta di estendere questa possibilità anche agli uomini sembra però avere poche possibilità di realizzarsi, perché considerata troppo penalizzante non solo da diversi membri della Commissione lavoro, ma anche da alcuni esponenti dell'esecutivo.
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