"I cittadini si chiedono che diritto ha l'Europa dei burocrati e dei banchieri di imporre la propria volontà pretendendo nuovi tagli sociali": sono dichiarazioni riconducibili all'On. Cesare Damiano che possono fare da barometro anche per l'attuale situazione di stallo che si sta verificando nel comparto previdenziale, ed in particolare per quanto concerne le criticità nell'approvazione di nuove forme di pensionamento anticipato. Fare il punto della situazione sulla vicenda della flessibilità nell'uscita dal lavoro richiede necessariamente di delineare quelle che sono le attuali linee d'azione adottate dai protagonisti in gioco: a partire dall'esecutivo, che è chiamato a trovare la quadra tra le necessità dei lavoratori stremati da quattro anni di sacrifici e dal repentino irrigidimento dei requisiti di accesso all'Inps attuato con la Riforma Fornero.

Per finire con i tecnici interni ed esterni al Paese, che mettono in guarda contro il verificarsi di scenari cupi nel caso in cui non si studiasse in modo adeguato l'effettiva sostenibilità dei provvedimenti in corso di realizzazione.

Il Parlamento insiste sulle opzioni flessibili con penalità contenute: dalla quota 97 all'uscita con 41 anni per i precoci

Stante la situazione, quella che potrebbe essere la soluzione migliore per i lavoratori sembra essere la meno efficiente per il Presidente dell'Inps Tito Boeri. Stiamo parlando della creazione di un meccanismo di ripristino dell'uscita a quote, proposto dal Presidente della Commissione lavoro alla Camera Damiano e appoggiato anche dalla Commissione lavoro presso il Senato della Repubblica.

Di fatto, si tratta di permettere il pensionamento anticipato con almeno sessantadue anni di età più trentacinque di versamenti, a cui però andrebbe aggiunta una discussa penalizzazione del 2% per ogni anno mancante rispetto ai requisiti decisi dal Governo Monti nel 2011. Un fardello che preoccupa i pensionandi e che potrebbe farne desistere molti dall'adesione all'iniziativa.

Per i lavoratori precoci si sta pensando invece all'uscita con 41 anni di età, in questo caso senza alcun riferimento a nuove penalizzazioni se non quelle implicite dovute agli anni di mancati versamenti rispetto a coloro che andranno in quiescenza a 67 anni.

Riforma pensioni, le ultime posizioni assunte sulle anticipate da Inps, Governo e sindacati

Nel frattempo, sulla vicenda delle Pensioni non sono mancate le assunzioni di posizione contrarie alle proposte giunte dal Parlamento. È in particolare dai tecnici interni ed esterni al Paese che arrivano le maggiori preoccupazioni per l'adozione del sistema a quote: il Presidente dell'Inps Boeri ha messo in guardia contro i nuovi costi che potrebbero generare tali meccanismi di flessibilità, con la quota 97 che potrebbe richiedere fino a 8,5 miliardi di euro. Tanto che durante un'audizione presso la Camera l'economista ha invece suggerito di adottare il ricalcolo contributivo come un buon meccanismo di anticipazione del pensionamento.

Anche dalla Bce è arrivato nella scorsa settimana un severo monito conto l'adozione di nuovi sistemi di prepensionamento, mentre i sindacati hanno fatto del contributivo una linea rossa da non superare nell'attuale discussione sulla flessibilizzazione della previdenza. 

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