Finisce la Scuola, ma non finisce l'agitazione degli insegnanti contro la riforma 'la Buona Scuola' di Matteo Renzi. Anzi, la chiusura dell'anno scolastico offre ai sindacati l'occasione per dare ancora più risalto alla protesta: il blocco degli scrutini.

Vediamo, nel dettaglio, come è stata organizzata questa nuova protesta, dopo il grande sciopero del 5 maggio ed il boicottaggio dei test Invalsi del 6, 7 e 12 maggio scorsi.

Blocco degli scruitini: modalità dello sciopero.

Il blocco degli scrutini è stato indetto praticamente da tutte le sigle sindacali attive nel settore scolastico: Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals, Gilda, Anief e Cobas, con questi ultimi che hanno fatto precedere lo sciopero degli scrutini con una serie di manifestazioni organizzate per lo scorso 5 giugno in tutta Italia.

Il calendario dello sciopero è stato ufficializzato sul sito del Miur e consisterà nell'astensione dal lavoro per un'ora nei primi due giorni di svolgimento degli scrutini. Questo il dettaglio per tutte le Regioni:

  • 8 e 9 giugno, Emilia Romagna e Molise;
  • 9 e 10 giugno, Lombardia e Lazio;
  • 10 e 11 giugno, Trentino, Puglia e Sicilia:
  • 11 e 12 giugno, Liguria, Veneto, Toscana, Umbria, Marche, Campania e Sardegna;
  • 12 e 13 giugno, Piemonte, Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Basilicata e Calabria;
  • 17 e 18 giugno, Trentino Alto Adige.

Conseguenze del blocco degli scrutini e ammissione all'Esame di Stato 2015

I disagi attesi dal blocco degli scrutini potrebbero essere notevoli (i Cobas auspicano il 90% degli scrutini rinviati), dal momento che è sufficiente che uno solo dei docenti del Consiglio di Classe dichiari di aderire allo sciopero per costringere il dirigente a rimandare lo scrutinio alla prima data utile dopo la conclusione dei due giorni di sciopero.

Non ci saranno, comunque, ripercussioni sugli scrutini che dovranno deliberare le ammissioni agli Esami di Stato dal momento che, come precisa il Miur, le operazioni di scrutinio per le ultime classi dei diversi cicli di studio, sono da considerare tra i servizi essenziali da garantire ai sensi della legge 146 del 2000.