La minoranza del Partito democratico non intende cedere sulla riforma Pensioni così come ha fatto sul Jobs act e come intende fare sulla riforma della scuola in particolare sul fronte delle assunzioni degli insegnanti precari. Un concetto che l'Area Riformista del Pd che fa capo a Pierluigi Bersani sottolinea sempre più spesso in queste ore infuocate attorno alla riforma delle pensioni che vede tra i protagonisti il presidente dell'Inps Tito Boeri che, a dire il vero, sembra giocare in tandem con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, in perfetta sintonia per interpretare la linea di rigore del premier Matteo Renzi che nelle scorse settimane ha dato il via al cantiere sulla revisione del sistema previdenziale senza però mettere ancora gli attrezzi, gli strumenti e i fondi necessari che dovrebbero comunque arrivare con la legge di Stabilità.
Riforma delle pensioni, Damiano: scelte competono al Governo e non all'Istituto di previdenza sociale
Ma le ipotesi formulate dal presidente dell'Inps in commissione Lavoro a Montecitorio nel corso della sua audizione non convincono per niente la minoranza del Pd. Così come a destare perplessità, non solo dell'ala minoritaria dei dem, ma anche da diverse forze di maggioranza e di opposizione, è anche il presunto sconfinamento di Tito Boeri dal ruolo riconosciuto al presidente dell'Istituto nazionale per la previdenza sociale che applica le leggi e non le fa. "Il nostro interlocutore è il Governo": ha ribadito ancora oggi il presidente della commissione Lavoro spiegando che "va distinta una valutazione tecnica, che abbiamo chiesto all'Inps - ha evidenziato Cesare Damiano - da una scelta politica, che compete solo al Governo".
Damiano non può non essere irritato dopo che Boeri ha bocciato senza appello il suo ddl per la pensione anticipata a 62 anni con 35 anni di contributi previdenziali e penalità decrescenti, una proposta che costerebbe più di otto miliardi secondo i calcoli e le simulazioni dell'Inps.
Minoranza Pd: flessibilità per la pensione anticipata come promesso dal premier Renzi
Ricordando il fatto che serve una riforma pensioni per rendere giustizia ai "bastonati" dalla legge Fornero e che eviti l'esplosione di un dramma sociale in parte già esploso, Damino ha rilevato che non si può solo pensare ai conti pubblici praticamente a danno dei pensionati e che quindi serve un'operazione di giustizia sociale inserendo "la flessibilità nel sistema previdenziale" così come promesso "dallo stesso premier Renzi" che fece l'esempio della nonna di 62 anni che vuole andare in pensione prima per godersi i nipoti permettendo così ai figli di lavorare.
Inoltre, secondo Damiano, non si può adesso sottovalutare "il peso delle riforme fin qui realizzate". In particolare la riforma pensioni Fornero "tra il 2020 ed il 2060" prevede di risparmiare "circa 350 miliardi di euro".