All'indomani della presentazione del maxi emendamento sulla riforma della Scuola, il sentimento dei docenti nei confronti di questo nuovo atto del governo è di profondo sdegno. I commenti e le reazioni di chi lavora nel mondo della scuola sono un misto di rabbia, tristezza e senso di impotenza. 

A questo proposito, cerchiamo di riassumere brevemente che cosa vogliono veramente i docenti dalla riforma della scuola, mettendo da parte, per un attimo, la ferma volontà della stragrande maggioranza del personale scolastico, in merito al ritiro del disegno di legge renziano, punti che, tra l'altro, sono stati indicati in due lettere inviate al Senato della Repubblica e ai sindacati da una rappresentanza di insegnanti di ruolo e precari.

Docenti al governo: 'Vogliamo rinnovo contratto, assunzioni di tutti i precari, no alla chiamata diretta'

Che cosa chiedono i docenti per migliorare una scuola pubblica che versa in condizioni di degrado? Punto primo, il rinnovo del contratto economico del personale della scuola, vergognosamente scaduto da sei anni, e che vede lo stipendio degli insegnanti continuamente eroso dall'inflazione; secondo, la cancellazione della normativa riguardante la chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi, disposizione che non fa altro che aprire la scuola al clientelismo; terzo, eliminare il cosiddetto fenomeno delle 'classi pollaio', abbassando il numero degli studenti per classe ad un massimo di 25.
Punto quarto, assumere tutti i precari storici attraverso l'istituzione di un piano pluriennale, senza alcuna discriminazione e attenendosi a quanto indicato dalle graduatorie di merito; punto quinto, vietare qualsiasi tipo di aiuto alle scuole private ma, semmai, aiutare le famiglie che mandano a scuola i propri figli nelle scuole pubbliche e che spesso non riescono a pagare nemmeno il contributo 'volontario'.

Scuola, lavoro extra curricolare, pensione a 35 anni e maggior rispetto

Sesto, riconoscere tutto il lavoro extra-curricolare che viene svolto dai docenti; settimo, possibilità di andare in pensione una volta raggiunti i 35 anni di servizio, anche per facilitare il cosiddetto 'turnover generazionale'.
Ottavo ed ultimo punto, di certo però non meno importante, il rispetto per la categoria dei docenti, selezionata ed assunta in base ai propri meriti, contrariamente a ciò che accade nella politica: gli insegnanti vogliono essere valutati in maniera oggettiva e non secondo criteri fissati da un dirigente scolastico e da un comitato di valutazione.