"Abbiamo convenuto sulla necessità di cambiare la Fornero" hanno spiegato i rappresentanti dei sindacati Cgil, Cisl e Uil dopo essersi riuniti per decidere quale linea comune adottare in vista dei prossimi incontri istituzionali, aggiungendo anche che "metteremo in campo iniziative per far rapidamente aprire un tavolo di confronto". Il prossimo appuntamento è atteso già per questa settimana, ovvero per mercoledì 16 giugno, quando si riunirà il tavolo di discussione tra le parti sociali e il Ministro del lavoro Giuliano Poletti. In quell'occasione i sindacati torneranno a discutere sui tantissimi casi di disagio che riguardano l'attuale mondo lavorativo: dagli esodati non salvaguardati ai precoci che non riescono ad ottenere il pensionamento nonostante decenni di versamenti accumulati nella propria vita lavorativa, fino ai disoccupati in età avanzata che risultano troppo giovani per il pensionamento e troppo anziani per potersi reinserire.

Per non parlare dei tanti giovani che sono stati esclusi dal mondo del lavoro a causa del blocco che si è verificato nel turn over per le quiescenze mancate.

Riforma pensioni, per la Camusso sì a flessibilità ma no a grandi penalizzazioni

"Non si può andare in pensione solo a 67 anni, ci vuole flessibilità senza grandi penalizzazioni" ha spiegato la leader della Cgil Susanna Camusso, specificando come sia importante interrompere la pratica di aggiungere nuovi correttivi estemporanei, che non risultano in grado di correggere in modo realmente strutturale i problemi dell'attuale sistema lavorativo e pensionistico. "Occorre tenere conto della somma dei contributi e dei lavori, che non sono tutti uguali".

Il riferimento va probabilmente alle proposte in discussione presso la Camera dei Deputati, dove si sta studiando la cosiddetta pensione anticipata su base quota 97 con penalizzazione annua al 2%, oltre che il prepensionamento per i precoci con 41 anni di versamenti e senza alcuna penalità.

Proposta Boeri per pensione anticipata: secondo le parti sociali rischia di acuire ulteriormente la povertà

Diverso invece il piano del Presidente Inps Boeri, che vorrebbe aprire le porte del pensionamento fin dai 57-58 anni di età, ma al caro prezzo del ricalcolo contributivo del vitalizio erogato. Sul punto si è accesa negli scorsi giorni una discussione proprio tra gli stessi Boeri e Camusso, con il primo a rinnegare che le future mensilità sarebbero state tagliate fino al 30% e la seconda che ha ribadito come non si possa fare della povertà un tema centrale quando le proposte fatte determinano ulteriore povertà.

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