Si discute incessantemente sulla riforma pensioni: i lavoratori, specie i precoci, si interrogano su quanto dovrebbero rinunciare per poter uscire anzitempo. Andare in pensione prima sarebbe il sogno di milioni di italiani, ma mentre per qualcuno ha ancora un senso parlare di pensione anticipata)pensiamo alle lavoratrici donne, che hanno scelto tramite la cosiddetta opzione donna di uscire a 57 anni d'età o ai lavoratori che vorrebbero passasse la Quota 97 che permetterebbe loro di accedere alla quiescenza a partire dai 62 anni d'età) per altri la parola suona come 'ironica'.

I lavoratori precoci infatti non considerano anticipata la quiescenza che si otterrebbe dopo ben 41 anni di lavoro, anzi considerano un diritto più che acquisito la Quota 41 proposta da Damiano, come emerge dall'ultima intervista rilasciata a Libero da Felice Caccavale, uno dei membri iscritti al gruppo Facebook 'lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti' .

Ultimi aggiornamenti su Riforma pensioni Renzi: chi ci rimetterebbe di più?

Cerchiamo di comprendere, utilizzando i dati pubblicati sulla Stampa.it, a quanto ammonterebbero le penalizzazioni se il Governo Renzi accettasse la proposta di uscita anticipata col contributivo di Boeri piuttosto che quella di Cesare Damiano; le differenze sarebbero notevoli e a rimetterci maggiormente sarebbero i lavoratori precoci, che essendo andati a lavorare giovani a 57/58 anni hanno già alle spalle 41 anni di contributi.

Per loro andare in pensione con la proposta Boeri, ossia con un 3-3,5% in meno per ogni anno di anticipo, comporterebbe una penalizzazione dal 27 al 31,5% nonostante il montante contributivo versato, se poi fosse posto il limite anagrafico dei 62 anni sarebbe ancora peggio.

Se invece passasse il ddl 857 di Damiano che include la Quota 41 i lavoratori precoci potrebbero accedere alla pensione piena indipendentemente dall'età anagrafica.

Se rimanesse in vigore la legge Fornero, che Caccavale sostiene sarebbe meglio del Piano Boeri, l'uscita anticipata sarebbe a 42 anni e 6 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne, anche se a questi andrebbe poi aggiunto dal 2016 l'incremento temporale determinato dalla speranza di vita. Ma se passasse il contributivo, prosegue Felice, i precoci dovrebbero ancora lavorare molti anni per poter arrivare ai 62 anni ipotizzati e per giunta andrebbero incontro ugualmente, dopo 46 anni di contributi, ad una penalizzazione di circa il 12%, una 'vera ingiustizia sociale'.

Tutti gli altri lavoratori che hanno invece raggiunto i 62 anni d'età e i 35 di contributi grazie al ddl 857 di Damiano potrebbero accedere alla quiescenza con una leggera penalizzazione 8% massimo, mentre anche per loro, qualora passasse la proposta Boeri, le penalizzazioni sarebbero molto maggiori.

Per le donne il discorso è diverso, le lavoratrici iscritte al 'Comitato Opzione Donna' hanno già messo in conto l'assegno ridotto del 30%, quel che chiedono è la possibilità che il Governo conceda quanto prima la proroga dell'opzione donna fino al 2018.

Riuscirà l'esecutivo Renzi a tenere in considerazione le misure di pensione anticipata fin qui giunte e a stilare una riforma Pensioni atta di questo nome?

Le speranze che si proceda verso un riassetto del sistema previdenziale italiano che miri a ridurre la rigidità della Legge Fornero già nella prossima Legge di Stabilità sono ancora alte, gli stessi sindacati sono tornati ad incalzare il Governo su Quota 100 e Quota 41, chi la spunterà?