Non si ferma la lotta per modificare il sistema pensionistico e poter dare accesso ai lavoratori ad una pensione anticipata 2015 senza dover maturare completamente i requisiti dell'attuale Legge Fornero. I due schieramenti sono ormai delineati e schierati sul campo di battaglia: da una parte chi pensa ad una riforma da attuare grazie ad un ricalcolo contributivo (l'INPS e Boeri su tutti, ma anche chi al Governo vuole salvaguardare i conti), dall'altra i sindacati, i dem tra cui Cesare Damiano, la Lega e altri partiti che chiedono un uscita anticipata che non porti a penalizzazioni pesanti sull'assegno, puntando tutto sul DDL 857 (che prevede l' uscita a 62 + 35 o con quota 41).

Pensione lavoratori precoci, le ultime: Damiano ribadisce il no al contributivo, c'è ottimismo dopo il confronto Poletti Sindacati

La buona notizia arriva dall'incontro avvenuto in settimana tra il Ministro Poletti e le sigle sindacali, in cui come ricorda Damiano "è importante che venga confermato che si affronterà il tema della flessibilità del sistema previdenziale nella legge di Stabilita, la no tax area e la lotta alla povertà". Damiano ha anche ribadito che è contrario alla flessibilità tramite il ricalcolo dell'assegno con metodo contributivo, che punirebbe eccessivamente chi vuole accedere alla pensione anticipata. Damiano ricorda anche che serve una soluzione per i lavoratori precoci, abbinando all'uscita a 62 anni anche quella "a 41 anni di contributi per i lavoratori precoci, che rappresenta una soluzione equilibrata del problema e condivisa dalla maggioranza dei partiti".

Pensione Anticipata 2015, le ultime dalla Uil: "con il contributivo tagli al 34% altro che 3,5"

Tra i tanti che chiedono di evitare il contributivo ci sono anche i sindacati, con la Uil in prima fila che ha portato in evidenza un suo studio per dimostrare che il passaggio alla pensione anticipata tramite ricalcolo contributivo porterebbe "La riduzione dell'assegno potrebbe oscillare tra il 10 e il 34%, altro che indolore come aveva indicato Boeri".

Nei tre casi analizzati si vede come un lavoratore dipendente con 62 anni di età e 36 di anzianità contributiva appartenente al regime misto si vedrebbe decurtare la pensione del 12,67% (passando in questo caso da 2163 a 1889 euro mensili). Peggio ancora per il secondo caso, di un lavoratore che è in regime retributivo che dopo 39 anni e 6 mesi di contribuzione si troverebbe a 62 anni con una pensione di 2.209 euro.

Passando al contributivo l'assegno scenderebbe a 1527, con un taglio del 30% e ben 8800 euro annui incassati in meno! Nel terzo caso, sempre con passaggio da retributivo a contributivo, la penalità sarebbe addirittura del 34%, passando da 2345 a 1549 euro mensili! Voi cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti qui sotto e cliccate segui per restare aggiornati con le ultime di questa calda estate.