Forse ad alcuni dei nostri lettori non sarà sfuggito l'intervento del noto giornalista dell'Unità, Mario Lavia, durante un recente dibattito avvenuto nella trasmissione 'Agorà' andata in onda sul canale RaiTre lo scorso 19 agosto 2015.

La firma che scrive per il noto giornale aveva commentato la questione relativa all'assegnazione fuori regione dei posti nella Scuola Pubblica, contestando in maniera dura gli insegnanti italiani, consigliando loro di 'andare a lavorare'.

Tale affermazione, naturalmente, ha provocato una serie di vivacissime polemiche da parte dei precari che si sono sentiti offesi.

Le repliche a Lavia non sono certamente mancate nell'ambiente social e, a questo proposito, vorremmo menzionare quella di Riccardo Lestini, autodefinitosi come 'docente indignato'.

Un docente indignato, replica a Lavia: 'Violenza becera, sprezzante e totalitaria'

All'inizio della sua lettera aperta, rivolta direttamente al giornalista, Lestini ha menzionato un altro illustre 'caso,' quello del collega di Mario Lavia, Fabrizio Rondolino, che, qualche settimana fa, si era chiesto come mai la polizia non avesse riempito di botte gli insegnanti che stavano manifestando.

L'insegnante ha precisato di lavorare da più di dieci anni, senza che qualcuno lo abbia invitato a farlo. 'Le rispondo per indignazione' si legge nella lettera per 'la violenza becera, sprezzante e totalitaria' attraverso la quale 'frasari da bar e da mercato si fanno passare per 'informazione', 'articoli giornalistici' e 'approfondimento'.

L'indignazione di Riccardo Lestini è mossa oltre modo dallamaniera criminale attraverso la quale viene censurata l'importanza e la complessità di una questione gigantesca e vitale come quella inerente alla Scuola; l'opinione pubblica viene indirizzata e ammaestrata facendo passare come verità rivelate delle agghiaccianti semplificazioni da picchiatori di periferia.

'Avete censurato e ridotto al ridicolo la protesta degli insegnanti'

'Avete voluto a tutti i costi oscurare, censurare, ridurre persino al ridicolo il cuore della protesta degli insegnanti, quella della difesa dei diritti (scritto in maiuscolo) di una classe lavoratrice' continua Lestini. Il docente non esita a definire Mario Lavia come un completo esempio di 'ufficio pubblicitario del potere travestito da giornalismo'.

L'insegnante, nella parte conclusiva della sua lettera, parla di servilismo bieco e untuoso verso gli interessi del potere.

'Ci vada lei alavorare' afferma Lestini ' ma a lavorare sul serio cercando di ricordare che andare a lavorare non vuol dire soltanto timbrare un cartellino, ma vuol dire anche rispettare e difenderei principi che il lavoro che si è avuto la fortuna di scegliere sottintende.