Mancano pochi giorni e il 9 settembre si apriranno le danze. I lavoratori hanno pazientato lungamente perché le ferie dei parlamentari sono state fin troppo lunghe mentre il desiderio di conoscere quale sarà il futuro pensionistico, ci accompagnain questa estate torrida. I racconti, le speranze e le proteste sono stati i protagonisti di questo agosto rovente. Chi più chi meno ha commentato e in tanti hanno provato a chiedere via e mail notizie ai vari Boeri, Damiano, Gnecchi e Fornero. Le risposte scritte forse dagli stessi o dai loro collaboratori, esperti in comunicazione, non sono state particolarmente lusinghiere ed esaustive.

Si vive ancora nell'ombra di una riforma che stenta a decollare.

La proposta Boeri

Boeri ha proposto il calcolo contributivo e ha dichiarato che Pensioni molto alte non sono giustificate dai contributi versati. L'on. Damiano che, con il suo DDL 857 spinge per una penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo, adesso propone un accordo con una penalizzazione crescente in base agli anni che rimangono da fare al lavoratore. La Fornero, invece, si adegua al sistema tedesco del 3,5 % per anno e, pur sconfessando quella che è stata la sua riforma, si dichiara favorevole ad una flessibilità che sia soddisfacente per i lavoratori ai quali rimangono 1 o 2 anni ancora da lavorare. C'è comunque da registrare che, in ogni caso, ilgoverno non havolontà di tassare le pensioni alte.

Le considerazioni Poletti

Ma ecco che finalmente il ministro Poletti si lascia andare a considerazioni che danno speranze ai lavoratori. Il ministro del Welfare dice che la flessibilità sulle pensioni non deve essere a costo zero. Chi esce prima dovrà accettare un assegno più basso ma ci deve essere un compensazione parziale da parte dello Stato.

Ipotizziamo, quindi, che la differenza, tra il contributivo di Boeri del 30% e la penalizzazione a carico del lavoratore del 10 %, debba essere a carico dello Stato. Questa è in pratica la strada da percorrere e l'ipotesi formulata da Boeri, di 8 miliardi di costo da sostenere da parte dello Stato, sarebbe sicuramente meno onerosa.

I vantaggi che ne deriverebbero sarebbero evidenti. In primis la disoccupazione giovanile perché le aziende che riescono a sfoltire i ranghi da personale anziano, fin troppo costoso, otterrebbero il vantaggio di assumere lavoratori giovani con paghe più basse e potrebbero inoltre beneficiaredegli sgravi fiscali decisi dal Jobs Act.

Per Tito Boeri un po’ di flessibilità in uscita verso la pensione sarebbe di aiuto per l’occupazione giovanile. Per una volta tanto il ministro ombra e il ministro vero sembrano d’accordo.