La riforma del ministro Madia procede spedita e su un punto molto importante, quello relativo alla mobilità nella Pubblica Amministrazione, che con il parere positivo della Corte dei Contisi può già dire sia praticamente in vigore: manca solo la formalità della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per rendere attuative le nuove norme previste dal decreto che rivoluzionerà il mondo dei lavoratori della Pubblica Amministrazione. Dopo la pubblicazioneogni dipendente potrà essere trasferito da un ufficio all’altro, ma anche da un settore all’altro negli Enti Pubblici, a prescindere che sia d’accordo o meno.

Regole per la mobilità obbligatoria

La prima regola è che il trasferimento da una sezione della PA ad un’altra debba essere circoscritto nel raggio di 50 km di distanza dall’ufficio di provenienza. In parole povere, non è consentito trasferire un dipendente in un nuovo Ente che disti troppo da quello da dove deve fuoriuscire. Nella circostanza in cui un dipendente pubblico fruisca della legge 104 per assistere un familiare o nel caso in cui abbia diritto ai congedi parentali, il trasferimento deve essere concordato con il lavoratore stesso che in questo caso può opporre il diniego al cambio di ufficio; in tutti gli altri casi, il trasferimento può essere fatto d’ufficio dai dirigenti ed il lavoratore è tenuto ad accettarlo.

In questa ottica, il parere favorevole della Corte dei Conti è stato necessario per far sì che si procedesse alla compilazione delle tabelle di equiparazione che stabilisconoche un dipendente trasferito debba percepire lo stesso stipendio e debba avere le stesse funzioni che erano di sua competenza nel precedente ufficio.Questo è uno snodo cruciale soprattutto per quanto riguarda trasferimenti complicati come quelli tra un ospedale ed un Comune piuttosto che da una scuola ad un Ministero.

Cosa cambia per la mobilità volontaria

Per la mobilità volontaria, il dipendente che per motivi personali vuole cambiare sede di lavorodeve presentare necessariamente domanda come già succedeva in passato. Naturalmente, in questi casi, il passaggio tra uffici deve avvenire con il parere favorevole dell’Ente che acquisirà il lavoratore.

Non è necessario, almeno fino a nuove modifiche, il lasciapassare dell’Ente da cui un dipendente voglia andare via. L’unico vincolo al riguardo è che il dipendente vada a confluire in un Ente che abbia maggiori posti vacanti rispetto all’Ente da cui fuoriesce. La riforma, per facilitare la questione, ha stabilito che sui siti ufficiali dei vari Enti Pubblicisi devono pubblicare i posti vacanti che intendono ricoprire con la mobilità tra PA.

Conclusioni finali

Nonostante per loro ci sia un decreto creato appositamente ed esterno alla Riforma Madia, queste nuove regole potrebbero essere valide anche per la vicenda degli esuberi dei lavoratori Provinciali e delle Città Metropolitane. Infatti, qualora non si riesca ad assorbire tutti gli esuberi con trasferimenti nei Comuni e nelle Regioni, i dipendenti provinciali potrebbero venire trasferiti anche in altri Enti con le regole prima illustrate.

Il testo del decreto è più o meno sempre lo stesso di quello che fu presentato inizialmente, l’unico passaggio aggiunto in quello approvato dalla Corte dei Conti è la tutela della carriera del dipendente trasferito. Resta sempre in piedi il fatto che lo stipendio sarà lo stesso solo per gli emolumenti fissi, escludendo indennità particolari che magari al dipendente verranno tolte non essendo previste nel nuovo posto di lavoro occupato.