"Non sono in grado di fare anticipazioni perché la materia è delicata. Non vanno promosse aspettative infondate perché non si abbiano delusioni": ad affermarlo è Giuliano Poletti durate un meeting tenuto per Confcooperative. Il Ministro del lavoro ha commentato in questo modo il tema delle Pensioni anticipate e delle nuove misure di flessibilità previdenziale da destinare ai lavoratori disagiati. Gli occhi di esodati e lavoratrici opzione donna sono puntati sull'audizione prevista nella giornata di domani presso la Commissione lavoro alla Camera, ma è la platea di tutti i pensionandi ad aspettarsi un cambio di rotta nei criteri della legge Fornero con la prossima legge di stabilità.

"Alla fine metteremo collegialmente in campo le nostre argomentazioni e il Consiglio dei Ministri si prenderà la responsabilità di stabilire quali sono le priorità" spiega l'esponente dell'esecutivo. Ricordiamo che sul piatto vi sono le vite di tantissimi lavoratori, che nel 2011 si sono trovati improvvisamente a doversi confrontare con l'irrigidimento dei requisiti contributivi ed anagrafici di accesso all'Inps, un evento che per molti pensionandi ha significato lo sconvolgimento dei propri piani di vita e l'obbligo di restare legati al proprio impiego nonostante tanti decenni di attività alle spalle.

Riforma pensioni e flessibilità 2015: tra le opzionispuntano nuovi scivoli aziendali e misurepart time

Stante la situazione, nelle ultime ore si sono diffuse numerose ipotesi in affiancamento a quelle già presenti sul tavolo di Inps e Ragioneria dello Stato. Alle salvaguardie dei lavoratori in stato di disagio e alle pensioni anticipate con quota 97proposte dal tandem Damiano - Baretta, si sarebbero aggiunte delle ipotesi intermedie in grado di rimettere in moto il turn over con le giovani generazioni.

Si parla ad esempio di uscite con tre anni di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia, ma anche di contratti di solidarietà attuati tramite appositi accordi tra aziende e sindacati. Quest'ultime potrebbero infatti garantire il versamento dei contributi pieni, affiancando dei contratti part time all'inserimento di nuove leve all'interno dell'impresa.

Lo Stato si farebbe carico di offrire sgravi alle aziende e di garantire che la riduzione dello stipendio effettivo del pensionando non scenda sotto la soglia del 70% rispetto alla retribuzione piena.

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