Per non restare delusi, è inutile promuovere aspettative errate: questo è il succo dell’ultimo intervento di Poletti, ministro del Lavoro, sul tema della riforma delle pensioni per il 2015-2016. Le sue dichiarazioni, pronunciate durante un incontro a Confcooperative, sono state molto chiar, anche perché, come ha ribadito, bisogna trovare la quadra tra un’esigenza diffusa di maggiore flessibilità in uscita e i vincoli di bilancio che l’Europa ha imposto all’Italia. Insomma, non può essere fatto il passo più lungo della gamba e le sue parole richiamano da vicino gli interventi più recenti di diversi rappresentanti del governo Renzi.

Queste dichiarazioni arrivano esattamente il giorno dopo rispetto all’intervento di Mario Monti il quale, durante il programma tvdiMartedì, ha sottolineato come la riforma delle Pensioni Fornero non soltanto sia giusta, ma che addirittura riscuoterà il consenso degli italiani negli anni a venire. Mario Monti ha, infatti, sottolineato come il peso della previdenza presente non debba ricadere sulle generazioni future: la Legge Fornero sarebbe giusta perché non riproduce un conflitto generazionale che taglierebbe letteralmente le gambe a chi oggi è giovane e intende usufruire del diritto alla pensione. Le ultime news, comunque, confermano come il governo Renzi stia studiando un provvedimento che non sia strutturale ma riguardi soltanto alcune categorie di lavoratori.

Gli scenari del prossimo futuro e le ultime news sulla riforma pensioni 2015 del governo Renzi

Il ministro Poletti e il ministro Padoan stanno studiando la possibilità di un intervento di riforma delle pensioni per il 2015-2016, da inserire eventualmente all’interno della prossima Legge di Stabilità o in un provvedimento di poco successivo, soltanto su alcune categorie specifiche.

La proposta che si sta ventilando è la seguente: uscita anticipata a 62 anni con 35 anni di contribuzione e una penalizzazione del 4% annuo; la questione riguarda la platea di coloro che potranno usufruire di questo strumento: al momento, secondo alcune indiscrezioni, sembrerebbe rivolto soltanto alle donne e ai lavoratori disoccupati.

Si tratterebbe, insomma, di una rivisitazione dell’Opzione Donna, alla quale potrebbero accedere anche coloro che si trovano vicini alla pensione e senza lavoro: insomma, rispetto al meccanismo delle salvaguardie per gli esodati, si tratterebbe, per quest’ultima categoria, di una concessione fortemente penalizzante. Se si esce, infatti, con quattro anni di anticipo, le penalità sull’assegno potrebbero arrivare al 15%-16%. I dubbi sulla strada che sta prendendo il governo Renzi sono molti: in primo luogo, il fatto che Renzi sfidi l’Europa sulla questione dell’abolizione della Tasi sulla prima casa, ma non sulla materia previdenziale; in secondo luogo, il fatto che la categoria più penalizzata e completamente assente dalle discussioni sia quella dei precoci, per i quali sembra che ci sia veramente poco da fare.

Infine, dal punto di vista politico, occorre sottolineare anche la debolezza della minoranza dem su qualsiasi questione che venga posta e imposta da Matteo Renzi (dal Jobs Act all’Italicum, passando per la riforma della scuola e del Senato): Cesare Damiano, strenuo difensore dei pensionati e pensionandi, è uscito di scena, la sua proposta è stata del tutto bocciata, e difficilmente riuscirà a strappare una qualche condizione favorevole.

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