Le immissioni in ruolo della fase B del piano assunzionale straordinario della Buona Scuola del Governo Renzi continuano a suscitare le perplessità dei diretti interessati, i docenti. Sotto accusa, adesso, sono le procedure adottate per la scelta dei primi 9 mila precari già assunti in fase B: infatti, la Legge 107 del 2015 non prevede la pubblicazione di un elenco nel quale vengano pubblicati i nominativi dei docenti scelti. E, quindi, i concorrenti non hanno avuto la possibilità di visionare le posizioni dei controinteressanti in una graduatoria unica.
Buona scuola, fase B: possibili ricorsi se l’algoritmo non ha rispettato provincia e punteggio
A maggior ragione, fa sapere Italia Oggi, che nella nomina degli insegnanti non si sa se effettivamente siano stati seguiti i criteri della scelta della provincia indicata nella domanda online con precedenza rispetto al punteggio. Insomma, se il famoso algoritmo abbia effettivamente svolto le operazioni con i criteri indicati dal Ministero dell’Istruzione.Errori del cervellone porterebbero, automaticamente, ad una pioggia di ricorsi e di materia ce n’è a sufficienza sia per i precari che sono rimasti fuori dal piano delle assunzioni, sia per i docenti che, pur di firmare il contratto a tempo indeterminato, accetteranno di andare in una provincia diversa.
Dei 9 mila già assunti in fase B, secondo i dati del ministero dell’Istruzione, ben 7 mila hanno avuto come sede di destinazione una provincia lontana, mentre per i restanti duemila la mobilità avrà un raggio più circoscritto.Il rischio dei ricorsi sembra essere arrivato alle orecchie proprio del ministero che ha fatto sapere ieri, tramite Rocco Pinneri, funzionario del Miur, intervenuto nella trasmissione “Radio anch’io”, l’intenzione di pubblicare i nominativi dei vincitori della fase B e del relativo punteggio negli uffici regionali e degli altri assunti nelle precedenti fasi.Nel frattempo chi ha ricevuto la proposta di assunzione per la fase B della Buona scuola ha tempo fino a mezzanotte dell’11 settembre per accettare oppure rifiutare. La non risposta equivale ad una revoca.