I lavoratori precoci non si sentono adeguatamente inclusi nella riforma Pensioni attuata dal Governo Renzi. Dopo avere lavorato più di 40 anni, avendo versato i relativi contributi, essi non possono accedere alla pensione perché laLegge Fornero non permette loro di divenire ex lavoratori per il limite imposto dall'età anagrafica. Cesare Damiano,proprio per loro, aveva proposto il ddl 857al fine di rendere possibile la quota 41, ovvero la possibilità di accedere alla pensione con 41 anni di contributi.
Chi sono i lavoratori precoci? Cosa fa Renzi per loro?
I lavoratori precoci sono quella fascia di lavoratori che, avendo iniziato a lavorare da giovanissimi, intorno ai quindici/sedici anni, hanno già maturato 41 anni di contributi: essi potrebbero, per diritto contributivo, accedere alla pensione. Con laLeggeFornero i giochi sono cambiati: punto fermo di questa legge non sono più solo il numero di contributi versati, ma anche l'età anagrafica per accedere ad essa. Damiano aveva presentato un ddl, precisamente il disegno di legge 857, con il quale cercava di dare la possibilità ai Precoci di uscire dal mondo del lavoro. Tale ddl non è stato ritenuto fattibile, e quindi non è stato inserito all'interno della manovra finanziaria.
Il Governo Renzi si riserva la possibilità di agire nuovamente sulle pensioni nel 2016, ma per ora non si è mosso per i Precoci nelle misure che essi speravano.
Cesare Damiano ed i lavoratori precoci
Cesare Damiano avrebbe voluto che, all'interno della Legge di Stabilità, fosse inserita la quota 41 da lui proposta: la quota 41 è contenuta nel ddl 857 che Damiano ha stilato per consentire ai lavoratori precoci di accedere alla pensione con 41 anni dicontributi, indipendentemente dall'età anagrafica.
Tale norma non è stata inserita nella manovra finanziaria e, così, molti lavoratori precoci hanno iniziato, proprio in questi giorni, a scrivere al Presidente della Commissione Lavoro. I lavoratori, hanno chiesto nelle loro lettere a Cesare Damiano di portare avanti il ddl da lui presentato al fine di concedere a loro la possibilità di uscire dal mondo del lavoro. Ciò sarebbe utile, anche per favorire il ricambio generazionale e permettere l'entrata dei giovani, diminuendo anche il tasso di disoccupazione.