Arrivano nuove indicazioni dall'Unione Europea sul delicato comparto delle pensioni e sui meccanismi di pensionamento che gli Stati dovranno implementare per garantire la sostenibilità dei sistemi previdenziali nel prossimo futuro. Gli occhi dei tecnici di Bruxelles sembrano essere puntatisui criteri di uscita dal lavoro, un elemento che è stato analizzato all'interno della "relazione 2015 sull'adeguatezza delle Pensioni" redatta e firmata della Commissione Europea. Secondo quanto espresso all'interno del report, per garantire la quiescenzadei giovani quando si troveranno in età avanzata si dovranno evitare loro dei meccanismi di prepensionamento che permettano un'uscita anticipata a chi non ha accumulato almeno una quota di 40 - 45 anni di versamenti effettivi, considerando una carriera lavorativa ininterrotta.
Indicazioni che però sembrano lasciare non poche perplessità in coloro che vivono contesti lavorativi caratterizzati dalla precarietà e dall'impossibilità a trovare delle offerte di lavoro a tempo indeterminato.
Pensioni flessibili, dall'Ue si evidenzia una differenza troppo acuta tra uomini e donne
Altro punto dolente dell'analisi europea riguarda la differenza tra l'importo degli emolumenti percepiti dalle donne rispetto a quelli incassati dagli uomini. Secondo le stime, vi sarebbe un gap di circa il 40% tra le mensilitàerogate in favore dei pensionati di sesso maschile, un fenomeno che sarebbe dovuto anche alle difficoltà incontrate dalle donne rispetto alla necessità di conciliare le esigenze domestiche con quelle prettamente lavorative.
Il dossier si conclude pertanto con indicazioni precise: da un lato si chiede ai Governi di frenare le aperture a nuovi meccanismi di flessibilità previdenziale. Dall'altro si evidenzia l'esigenza di rilanciare il mercato pensionistico privato e dei fondi integrativi di secondo pilastro. Indicazioni che non manchiamo di riportarvi per tenervi aggiornati sulle ultime notiziein arrivo dall'Europa in merito allo sviluppo delle politiche comuni di previdenza sociale.
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