Il premier Matteo Renzi è sotto attacco, la platea dei delusi ormai è chilometrica. L’annuncio che non si è riusciti a trovare la quadratura del cerchio per inserire la riforma delle Pensioni e la flessibilità in uscita nella Legge di Stabilità da varare il 15 ottobre, ha scatenato le proteste. Saranno stati i conti pubblici, sarà stato il veto di Bruxelles che continua a farsi gli affari nostri, fatto sta che le regole per andare in pensione per l’anno prossimo rimarranno le stesse. A nulla sono servite le giustificazioni del Premier, che adesso è pressato dai sindacati e da milioni di persone che lo accusano di non aver mantenuto le promesse di riformare il sistema previdenziale.

Ma qualcosina, nella manovra finanziaria, sarà fatta anche per le pensioni, ma solo gli interventi reputati più urgenti.

Esodati in piazza

Il giorno 14 ottobre, vigilia del varo della Legge di Stabilità, gli esodati attueranno un presidio di protesta contro il Governo. La sede del sit-in è davanti il Ministero di Economia e Finanza proprio per cercare di ribadire che la questione esodati va risolta e che vanno mantenute le promesse fatte dai ministri Poletti e Padoan. Questi durante un incontro alla presso le Commissioni Lavoro e Bilancio avevano assunto precisi impegni circa il via libera alla settima salvaguardia. Il presidio quindi è volto a controllare che tutto vada per il verso giusto, che non ci sia un improvviso dietrofront come per la questione flessibilità.

Il provvedimento comunque dovrebbe essere inserito nella Legge di Stabilità perché questo rientra tra gli interventi urgenti che niente centrano con la riforma delle pensioni. Renzi punta a coprire la misura volta a salvaguardare quei soggetti che la Legge Fornero ha lasciato senza tutela lavorativa e previdenziale.

Opzione donna, tutto ok?

Altra brutta gatta da pelare per il Governo è opzione donna, l’uscita anticipata dal mondo del lavoro per le donne. La normativa previdenziale vigente punta ad equiparare l’età di pensionamento delle donne a quella degli uomini. I particolari calcoli statistici sulla speranza di vita e sulle differenze di genere, sono i motivi per cui la Legge prolunga anno per anno l’innalzamento dell’età utile per la pensione.

Proprio per l’equiparazione tra uomini e donne, per queste ultime la situazione è più grave e naturalmente è più urgente porvi rimedio. Le donne, dal 1° gennaio 2016 si vedranno aumentare l’età anagrafica per la pensione di quasi 2 anni, passando da 63 anni e 9 mesi a 65 anni e 7 mesi, per poi combaciare con quella degli uomini (66 e 7) nel 2019. Per questo il Governo punta a finanziare l’estensione di opzione donna, cioè l’uscita a 57 anni di età. Questo però sempre se si raggiungono i 35 anni di contributi e sempre se si accetta la riduzione della pensione che si dovrebbe percepire in misura che arriva anche al 30%