La decisione del Governo di posticipare l’intervento sulla riforma delle Pensioni al 2016 ha deluso gli italiani su larga scala. La Legge di stabilità non ha previsto interventi sul tema previdenziale se si escludono settima salvaguardia ed opzione donna. Per gli italiani sono interventi minimi soprattutto per quelli che aspettavano un deciso e radicale intervento riformatore sul capitolo pensioni. La Legge Fornero con l’inasprimento dei requisiti necessari per la pensione va cancellata ed ogni giorno che passa il malcontento aumenta.

Sondaggi sui potenziali nuovi pensionati con la flessibilità

Un dato su cui riflettere e che sicuramente farà aprire ancora di più gli occhi anche ai tecnici della Legge di Stabilità, viene fuori dai sondaggi. Infatti la Confesercenti e la SWG hanno indagato sulle eventuali intenzioni che avrebbero gli italiani che sarebbero interessati da un provvedimento di flessibilità. La metà dei cittadini intervistati accetterebbe l’uscita anticipata per paura di ulteriori inasprimenti. Ma di questa metà non tutti accetterebbero tagli cospicui di pensione in via definitiva, quindi molti la prenderebbero in considerazione solo con piccole penalizzazioni. Il problema della flessibilità dal punto di vista dello Stato sono le coperture che non ci sono, soprattutto di fronte alle cifre che il Governo pensa che costi un provvedimento sulla flessibilità.

Questi dati sono molto interessanti perché dimostrano che le cifre esorbitanti che il Governo pensa di sborsare per concedere pensioni in anticipo è troppo elevata rispetto alla realtà.

Damiano torna a spingere verso l’inserimento in Stabilità

Il Premier Matteo Renzi ha promesso di provvedere ad una riforma nel 2016, senza rischiare di combinare un pasticcio per la fretta di inserirla in manovra finanziaria.

Il presidente della Commissione Lavoro, Damiano, ha manifestato la sua contrarietà al mancato inserimento da subito di una proposta di flessibilità. Se proprio non si può provvedere ad un provvedimento strutturale, il presidente chiede che venga adottata una misura sperimentale. Partendo dalla sua proposta di uscita a partire dai 62 anni, con penalità dell’8%, si può concedere una mini flessibilità di uno o due anni, giusto per vedere la reale platea dei soggetti che accetteranno l’uscita anticipata.

Infatti per Damiano, gli 8 miliardi di costo per le casse statali sono esagerati perché coprirebbero l’intera platea dei soggetti beneficiari. Se i sondaggi hanno qualche valenza, solo la metà della metà di quanto pensa di spendere il Governo saranno necessari perché molti non accetteranno di perdere per sempre parte della pensione per uscire con qualche hanno di anticipo, soprattutto quelli che fanno lavori più leggeri.