Boeri e Damiano, atto terzo. Nuovo "duello" a distanza sul tema della riforma Pensioni tra il presidente dell'Inps e l'ex ministro del Lavoro, attuale presidente della commissione Lavoro alla Camera. Quattro buoni motivi da una parte, speranza barra sicurezza dall'altra, si gioca sul sottile quanto delicato filo della fiducia dei lavoratori, stanchi di promesse non mantenute e continui rinvii della riforma, nonostante il numero degli emendamenti sia stato tanto importante quanto perfettamente inutile, a meno di sorprese dell'ultimo minuto che potrebbero arrivare a questo punto soltanto alla Camera.

Pensioni, Boeri: quattro buoni motivi per fare la riforma

Adesso si parla di quattro buoni motivi. Lo "spot" è di Tito Boeri, che in un'intervista a Il Gazzettino rilascia importanti dichiarazioni sul tema previdenziale. Ecco le ragioni per cui il governo Renzi dovrebbe provvedere a realizzare la definitiva riforma del sistema previdenziale secondo il numero uno dell'Inps. Punto primo, l'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale vuole abbassare il debito pensionistico. Punto secondo, occorre favorire un giusto ricambio, facilitando il lavoratore che - sempre se può permetterselo - non ha più voglia di lavorare e intende uscire dal mondo del lavoro. Punto terzo, la ricongiunzione delle varie gestioni a costo zero.

Punto quarto, più equità nei trattamenti, iniziando dal taglio del 50 percento dei vitalizi dei politici con il ricalcolo mediante il contributivo.

Damiano guarda già al 2016

Chi pensa già al 2016 è invece Cesare Damiano. L'esponente dem ieri era a Torino per la 3^ Assemblea di Sinistra è cambiamento Piemonte. Si è parlato anche di pensioni e della futura riforma di Matteo Renzi.

Damiano ha una certezza: il 2016 sarà l'anno della flessibilità in uscita. Come confermato nei giorni scorsi quindi, nessuna speranza per i lavoratori precoci di vedere accolta la loro richiesta di quota 41, proposta inclusa all'interno del disegno di legge 857 di Damiano, che in un confronto a Rai 3 di qualche settimana fa aveva gelato le illusioni dei precoci affermando che nel 2016 andranno in pensione chi raggiungere i 42 anni e 10 mesi di contributi, confermando di fatto il totem tanto odiato dalla maggior parte della categoria dei lavoratori precoci, la legge Fornero.

Dovrebbe dunque essere stata definitivamente abbandonata l'idea della flessibilità sperimentale, proposta dallo stesso Damiano nei giorni scorsi e da introdurre da subito nella legge di Stabilità 2016. Trascorrono i giorni, le settimane, i mesi ma il ritornello sulle pensioni è sempre lo stesso: rinvio, rinvio, rinvio. Per avere gli ultimi aggiornamenti e conoscere le dichiarazioni dei politici sulla modifica alla riforma Fornero cliccate il tasto 'Segui' in alto a destra.