"Si deve agire, perché la cosa fatta da Monti e Fornero aveva ragioni economiche. L'Europa ce lo chiedeva e dovevano tagliare, ma hanno fatto la cosa più ingiusta che possa esistere". Ad affermarlo è l'esponente Fiom Maurizio Landini, intervenendo alla trasmissione televisiva "La Gabbia" andata in onda su La7. Del resto, per il rappresentante dei lavoratori le conseguenze di quella riforma sono ormai evidenti anche sul mondo del lavoro: "non bisogna mica essere un professore universitario per capire che aver portato l'età pensionabile a 70 anni ha portato la disoccupazione giovanile".
Landini si scaglia anche contro la normativa che prevedeadeguamenti alle aspettative di vita, sottolineando che questa pratica dovrebbe perlomeno essere valutata in base all'effettiva attività svolta dal pensionando. "i lavori non sono tutti uguali". Infine, dal punto di vista della solidarietà del sistema di welfare, il sindacalista evidenzia come l'idea del contributivo puro esista solo in Italia, mentre "uno che ha lavorato una vita deve comunque aver diritto a non meno del 60% dello stipendio che ha preso".
Riforma pensioni, i sindacati si dicono insoddisfatti delle proposte governative
Nel frattempo anche le altre sigle sindacali hanno espresso la propria insoddisfazione rispetto agli interventi di tutela previdenziale espressi all'interno della legge di stabilità 2016.
Le tre sigle Cgil, Cisl e Uil stanno facendo pressione su Governo e Parlamento al fine di riaprire il confrontosulle ipotesi di legge riguardanti il sistema pensionistico pubblico ed inserite nella Manovra, in approvazione entro la fine del 2015. Ci sonoinfatti ancora da risolvere moltissimi nodi riguardanti lavoratori disagiati in età avanzata rimasti fuori dalle precedenti salvaguardie e non tutelati da quelle in via di approvazione.
Mentre un capitolo a parte resta quello dei nuovi tagli agli adeguamenti Istat, che subiranno i pensionati a partire dal 2017. Cgil, Cisl e Uil chiedono pertanto alla politica di riaprire il confronto sulle Pensioni, condividendo la responsabilità di una riforma strutturale che finora è stata gestita in autonomia e rimandata di anno in anno a partire dall'ormai lontano 2011.
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