In un articolo del Corriere della Sera si parla di Scuola e lavoro ancora come due realtà distinte e scollegate tra loro, rivelando come mai il progetto dell'alternanza scuola lavoro sia ancora in alto mare. Lo spunto nasce da una ricerca condotta dalla Deloitte & Touche SpA, realtà internazionale con sedi ovunque nel mondo fornitrice di servizi di consulenza e revisione alle più importanti aziende, che ha condotto uno studio sullo stato della percezione giovanile nei confronti della scuola. Il quadro che ne emerge rivela ancora una enorme distanza tra la scuola e il mondo del lavoro che trae la sua origine, oltre che da una certa ritrosia storica degli imprenditori, anche dalle reciproche diffidenze esistenti tra insegnanti e genitori.
Giovani e lavoro ancora troppo lontani
Gli autori della ricerca condotta da Deloitte & Touche, Luigi Onorato e Andrea Poggi che della stessa ne è partner e responsabile Strategy Consulting, analizzando i dati emersi dal sondaggio affermano che c'è ancora troppa distanza tra la scuola e il mondo del lavoro, anche se con la riforma qualcosa cambierà subito. Il rapporto di 200 ore per i licei e 400 ore per gli Istituti Tecnici va aumentato perché in Italia la lontananza tra le due realtà è più grande che nel resto degli altri Paesi.I primi ad accorgersene sono proprio gli studenti perché il 32& di loro ritiene che non sarà possibile mettere in pratica quanto studiato. Tra le aziende italiane la percentuale di quelle che ritengono quanto appreso non in linea con ciò che richiede il mercato è del 24%.
Riavvicinare docenti e famiglie
Dal sondaggio risulta che gli insegnanti si dichiarano soddisfatti del proprio lavoro in ragione dell'83%, mentre la percentuale di chi è convinto di incidere attivamente nello sviluppo degli studenti sale all'85%. Il rapporto scende quando si passa a giudicare l'attendibilità dei test propostiper la loro valutazione (il 71%).
La bocciatura è motivata dal fatto che non vengono giudicati idonei e non coerenti con il loro valore effettivo; e questo spesso è motivo di scontro con le famiglie dei ragazzi. Il 62% degli insegnanti disapprova il comportamento che i genitori riservano loro,mentre la metà del campione delle famiglie ritiene insoddisfacente il grado di preparazione dei docenti, auspicando un intervento mirato ad un suo miglioramento per superare quella che a loro avviso è una delle prime criticità della scuola.
Di converso si ritiene che siano i genitori che debbano cambiare radicalmente atteggiamento nei confronti dei professori.
La proposta di un Manifesto Nazionale
Se i genitori boicottano la scuola, come in un caso accaduto di recente nella capitale per protesta nei confronti della teoria gender, si comprende come lo scontento delle famiglie nei confronti del governo che penalizza soprattutto i ceti meno abbienti sia tale da rendere abissale il divario col mondo dell'istruzione. Questa distanza è resa ancora più grave dall'analfabetismo di ritorno che nello studio della Deloitte & Touche è stimato nel 28% degli italiani. Se aggiungiamo anche la percezione che hanno del ruolo degli insegnanti (solo il 30% pensa che siano ancora una istituzione), il quadro è completo.
La riforma ne esce a pezzi, dove solo un Manifesto Nazionale dell'Istruzione dove si possano incontrare e dialogare le varie parti coinvolte, Stato, genitori, studenti e docenti, appare in grado di colmare queste distanze ancora troppo evidenti.