Un passo alla volta, i lavoratori dei centralini, i famosi call center, stanno vedendo equiparati i loro diritti a quelli della stragrande maggioranza dei lavoratori italiani. In questi giorni, alcuni provvedimenti della politica hanno dato una grossa spinta in questa direzione. Questi lavoratori dipendenti che fino ad oggi erano discriminati dal punto di vista delle tutele in caso di crisi aziendali, licenziamenti e cambio denominazione della propria azienda, saranno coperti da alcuni provvedimenti.
Integrazione salariale anche nei call center
Il decreto 22764 del Ministero del Lavoro, emanato il 12 novembre ha previsto una sorta di cassa integrazione per questa tipologia di lavoratori dipendenti.
Si tratta di una indennità che sarà identica a quella concessa ai lavoratori che beneficiano della cassa integrazione straordinaria. Sarà concessa solo a lavoratori che prestano attività in aziende con almeno 50 dipendenti nel semestre precedente la data di richiesta di accesso all’integrazione salariale. Un altro requisito che deve avere l’azienda che ha alle dipendenze questi lavoratori è l’aver provveduto entro fine 2013 alla stabilizzazione dei lavoratori assunti, inizialmente, con contratto a progetto. L’indennità sarà pari all’80% di quanto avrebbero percepito i lavoratori nelle ore di lavoro non prestate. Questo ammortizzatore sociale sarà, quindi, identico alla cassa integrazione straordinaria per gli altri settori anche quella a zero ore.
Non si perderà il lavoro se cambia l’impresa erogatrice del servizio
Una grave discriminazione a cui erano soggetti i lavoratori dei call center era la possibilità di essere licenziati o di subire cambi di mansioni, stipendio e condizioni lavorative nei casi di successione di imprese nei contratti di appalto. Nei contratti tra le aziende che richiedono un servizio (per esempio le aziende energetiche) e coloro che lo offrono (i call center), spesso, queste ultime cambiano di anno in anno in base alle gare di assegnazione.
Un emendamento al ddl appalti che è stato approvato dalla Camera impone, nei casi di successione di appalto, che i lavoratori impiegati restino al loro posto ed alle medesime condizioni con cui hanno lavorato fino a quel momento. Si tratta di una clausola sociale, perché, anche se cambia l’appaltatore, il committente resta lo stesso e resta identica anche l’attività di call center. Per il via libera definitivo di questo provvedimento, si attende ora la consueta seconda lettura del Senato, ma non dovrebbero esserci problemi per il via libera definitivo.