Mentre si procede alla votazione degli emendamenti riguardanti la legge di stabilità, proseguono le rivendicazioni dei lavoratori che sono rimasti esclusi dalle azioni di salvaguardia. Ormai appare chiaro che la Manovra in discussione non conterrà l'atteso provvedimento di flessibilità strutturale nell'accesso alla pensione più volte annunciato dagli esecutivi che si sono succeduti fin dal 2011, ovvero dall'anno di approvazione della legge Fornero. Qualcosa però sembra continuare a muoversi, nonostante finora tutte le intenzioni delle parti in causa sembrano essere state inesorabilmente rimbalzate dal muro di gomma del mancato via libera dei tecnici.
Lavoratori precoci, convergenza su Quota 41 per il diritto al pensionamento?
Tra coloro che chiedono da tempo un intervento correttivo rispetto ai criteri decisi con la precedente riforma c'è il caso emblematico dei lavoratori precoci. Si tratta di persone che hanno iniziato a lavorare in giovane età e che sono rimasti tagliati fuori dal legittimo diritto al pensionamento per via dell'irrigidimento del criterio anagrafico d'ingresso nell'Inps. Per questi soggetti sembra registrarsi una convergenza sulle loro richieste, sia da una parte della politica che dai sindacati. La richiesta è per una nuova misura che possa sanare la situazione garantendo il diritto al pensionamento a partire da 41 anni di versamenti, senza ulteriori penalizzazioni e senza altri vincoli di quiescenzao di ricalcolo della mensilità.
Pensioni anticipate, si punta ancora alla quota 97 in Parlamento
Nel frattempo sembrano ritornare in auge anche le altre proposte già presentate al Governo dalla Commissione lavoro della Camera e accantonate in vista di tempi migliori. L'idea è di creare uno strumento flessibile "a partire dai 62 anni di età" con "almeno 35 anni di contributi e l'8% massimo di penalizzazione".
Si tratta a tutti gli effetti della cosiddetta quota 97, che permetterebbe a tanti lavoratori disagiati in età avanzata di poter fruire delle tutele di welfare.
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