Le riflessioni intorno alla mancata riforma delle Pensioni per il 2016 proseguono anche durante le feste natalizie: con l'approvazione della legge di stabilità, la tanto richiesta flessibilità in uscita viene nuovamente rinviata a data da destinarsi. Mentre si fronteggiano già le due proposte più importanti, quella di Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera, e quella di Tito Boeri, Presidente dell'Inps, è importante fare il punto della situazione su ciò che accadrà a partire dal 1° gennaio 2016. Innanzitutto, occorre capire come funzionerà il part-time voluto dal ministro Giuliano Poletti, l'unica misura con la quale sarà possibile uscire gradualmente dal mondo del lavoro nel 2016; il secondo punto da analizzare è quello che riguarda l'aumento dei requisiti anagrafici e contributivi connessi alla riforma delle pensioni Fornero.

Come funziona il part-time? Ultime novità riforma pensioni gennaio 2016

Il ministro Giuliano Poletti è intervenuto sul quotidiano La Stampa per chiarire alcuni aspetti dei provvedimenti di riforma delle pensionimessi in campo dal governo Renzi a partire dal 1° gennaio 2016. Secondo il ministro, si è parlato troppo poco del part-time che non solo permette di uscire gradualmente dal mondo del lavoro, ma che converrebbe sia al lavoratore che alle aziende in quanto gli oneri maggiori sarebbero a carico della Stato centrale. Ma come funziona nel concreto il part-time? I requisiti per richiederlo è di avere almeno 63 anni e 7 mesi per gli uomini e 62 anni e 7 mesi per le donne (dunque non più di tre anni dal requisito anagrafico della riforma pensioni Fornero) ed è rivolto soltanto ai lavoratori dipendenti del settore privato.

Qualora la richiesta venisse accolta dall'azienda presso la quale si lavora, ecco cosa accadrebbe: il lavoratore avrebbe una riduzione dell'orario di lavoro in una forbice compresa tra il 40% e il 60% e una riduzione dello stipendio del 35% (dunque, percepirebbe circa il 65% dell'ultima busta paga 'piena'), il datore di lavoro pagherebbe i contributi anche per la parte di orario 'non lavorata' e lo Stato coprirebbe i contributi figurativi.

In conclusione del periodo, il lavoratore percepirebbe la medesima pensione che se avesse lavorato a tempo pieno.

I dubbi, però, sono due: il primo è che il datore di lavoro andrebbe a pagare di più per un rapporto di lavoro che sarebbe invece dimezzato – la domanda che ci si pone è quante aziende accetteranno questo dispositivo; il secondo è che le cifre stanziate nel plafond del part-time potrebbero essere insufficienti a coprire tutte le richieste.

La batosta del 1° gennaio 2016: ultime novità sulla riforma pensioni Fornero

La vera batosta per quanto riguarda il nuovo anno, a partire dal 1° gennaio 2016, è quella che riguarda i requisiti anagrafici e contributivi della riforma pensioni Fornero, i quali subiranno un incremento connesso all'aspettativa di vita. Per lavoratori e lavoratrici del 'pubblico' l'aumento è di 4 mesi (66 anni e 7 mesi per gli uomini e un anno in meno per le donne), per le lavoratrici del 'privato' è di 22 mesi (65 anni e 7 mesi) e per le autonome di 16 mesi (66 anni e 1 mese). Polemiche anche per quanto riguarda la cosiddetta pensione anticipata: il requisito sale di 4 mesi e non si potrà andare in pensione prima di aver lavorato 42 anni e 10 mesi per gli uomini e un anno in meno per le donne.

Anche i cosiddetti lavoratori precoci saranno costretti ad adeguarsi all'aspettativa di vita. Per aggiornamenti e approfondimenti su part-time e pensioni, cliccate su 'Segui' in alto sopra l'articolo.