Contributi più alti per gli iscritti alla gestione separata dell’Inps, ma assegni di pensione bassi. È questa l’analisi fatta da Il Sole 24 Ore su quello che viene chiamato il popolo degli atipici, circa un milione e mezzo di contribuenti tra collaboratori e professionisti con partita Iva (circa trecentomila) che mantengono redditi che possono definirsi medi o bassi. La conseguenza è che anche le Pensioni future saranno da fame. In più il sistema pensionistico della gestione separata Inps ha perso, negli ultimi due anni, circa duecentomila iscritti.

Proprio il meccanismo della gestione separata, quando fu introdotto nel 1996, non era particolarmente gravoso per i contribuenti: si pagava il 10 per cento di fisso e una parte variabile sul contributivo in base all’andamento del Pil. Al giorno d’oggi, invece, l’aliquota è aumentata fino al 27,72 per cento, percentuale confermata dalla recente Legge di Stabilità, ma nel 2018 saliràulteriormente fino al 33,72 per cento.

Calcolo contributi da versare per partite Iva e collaboratori e assegno pensionistico futuro

Il calcolo fatto da Il Sole 24 Ore confronta tre contribuenti iscritti alla gestione separata Inps all’età di 20 anni al 1° gennaio degli anni 1996, 2001 e 2006 con quattro livelli di reddito lordo per il 2015, ovvero 15.548 che è il minimo stabilito dall’Inps per vedersi riconosciuto l’intero anno, 7.774, la metà, con riconoscimenti ridotti, 46.644 che corrisponde al 300 per cento e 120 mila euro, il massimo della gestione separata Inps.

Le proiezioni del calcolo mostrano come la prestazione aumenti per i contribuenti iscritti più recentemente rispetto a quelli con data d’iscrizione più remota: collaboratori e partite Iva dovranno lavorare di più. Infatti, l’iscritto alla gestione separata Inps al 1° gennaio 1996, per i primi due livelli di reddito, potrà andare in pensione a 70 anni con l’81 per cento del compenso ricavato nell’anno prima del pensionamento (6.282 di pensione lorda all’anno per il reddito da 7.774 euro e 12.564 euro per il reddito da 15.548 euro).

Per i due livelli di reddito più alti, la pensione scatterà a 65 anni con il 61 per cento (25.258 euro) ed il 42 per cento (50.079 euro) rispetto a quanto guadagnato l’anno prima.

Chi è contribuente alla data del 1° gennaio 2001, invece, per i primi due livelli di reddito andrà in pensione a 70 anni con l’83% di quanto dichiarato l’anno prima (6.462 e 12.924 euro di pensione annua lorda).

La percentuale scende al 67 per cento (31.128 euro) ed al 48% (57.885 euro) per le due fasce di reddito più alte, con uscita dal lavoro però fissata con 12 mesi in più, a 66 anni, rispetto ai colleghi iscritti al 1° gennaio 1996.

Infine, chi è iscritto alla gestione separata da dieci anni, per i primi due livelli di reddito dovrà lavorare fino a 70 anni con l’84% del riconoscimento della pensione (6.535 e 13.070 euro annui), mentre i percettori dei due livelli più alti di reddito lavoreranno fino a 66 anni con il 68 per cento di quanto guadagnato l’anno prima (31.545 euro di pensione) ed il 51 per cento (pari a 61.468 euro).