"Bisognerebbe avere il coraggio di riaprire un capitolo e dare un giudizio di una legge oggi vigente che ha fatto una quantità di disastri assolutamente inenarrabile. Ridare una prospettiva pensionistica ai giovani, perché non ce l'hanno più, visto che questo è un sistema che così com'è stato costruito determina l'impossibilità di avere una vita dignitosa". Ad affermarlo è Susanna Camusso, Segretario generale della Cgil, durante il proprio intervento alla trasmissione televisiva Ballarò. Per la sindacalista"si è costruita tutta questa teorizzazione che l'unico parametro importante era l'aspettativa di vita.
Per cui se fai l'edile o il professore universitario era la stessa cosa. Non è la stessa cosa" prosegue la rappresentante dei lavoratori, evidenziando che "bisogna costruire un sistema che consideri che i lavori sono diversi tra di loro e che esiste ancora quella cosa chiamata fatica, usura. Non puoi semplicemente pensare che siccome vivremo di più, allora tutti siamo in questa rincorsa per cui i 70 sono ormai all'orizzonte".
Pensionandiin età avanzata, resta da risolvere il nodo dei precoci
Un terzo tema da affrontare nella cosiddetta riforma previdenziale resta quello dei cosiddetti lavoratori precoci, "coloro che hanno lavorato tanto. Quelli che a 15 o 16 anni sono già entrati nei luoghi di lavoro e hanno già lavorato 40 anni, 41 anni, 42 anni".
A tal riguardo Susanna Camusso fa notare come "il Presidente dell'Inps è molto immaginifico soprattutto nell'idea che non eroga mai le Pensioni, per cui i lavoratori continuanoa prestare i soldi a se stessi. Si potrebbe sostenere che ci sia un punto in cui uno ha lavorato abbastanza, anche perché continuando così il tasso di disoccupazione dei giovani continuerà a crescere".
Riforma pensioni, serve trovare un nuovo equilibrio generazionale
Nella stessa occasione è intervenuta sulla vicenda anche Serena Sileoni, Vicepresidente dell'Istituto Bruno Leoni."È impossibile accontentare tutti inter-generazionalmente. La spesa pubblica per le pensioni in Italia unita alla questione demografica italiana, ci proietta in un futuro in cui i giovani se stiamo attenti soltanto al dato pensionistico non avranno futuro" ha spiegato l'esponente dell'istituto di ricerca.
"C'è quindi una questione di responsabilità nei confronti degli attuali lavoratori più giovani che è innegabile. Su questo la riforma Fornero, che è stata la parte più incisiva di intervento sulla spesa pubblica, aveva preso una direzione molto decisa. Che si è iniziata subito a smentire, perché l'idea della flessibilità in uscita è qualcosa di cui sidiscute ancora adesso".
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