Sono stati definiti choosy etalvolta trattati come dei disertori che tradiscono la patria in cerca “della strada più facile”, ma quello che emerge sugli studenti italiani è un altro quadro: è vero che c’è una “fuga di cervelli” all’estero, ma chi ci rimane lo fa perché vale, per davvero. Un’analisi della Commissione europea ha infatti valutato l’impatto di Erasmus +, il nuovo programma che propone esperienze lavorative all’estero per giovani laureati. Risultato? Molti hanno trovato lavoro e si sono trasferiti anche dopo il tirocinio: gli studenti Erasmus italiani sono tra i più bravi d’Europa.
Altro che choosy e bamboccioni: gli studenti italiani tra i più bravi d’Europa
Sono circa 70mila i neolaureati che ogni anno si avventurano all’estero alla ricerca di condizioni migliori, di salario o di vita che sia (anche se spesso di entrambi) e spesso le trovano. Gli italiani sembrano apprezzare particolarmente questa nuova opportunità offerta dall’UE: 6mila attualmente sono tirocinanti, superati solo dai turchi. Ma la buona notizia è che non solo i ragazzi “choosy” e “bamboccioni” apprezzano particolarmente Erasmus +, quanto il fatto che essi stessi siano molto apprezzati, soprattutto dalle imprese estere. Come rileva l’analisi della Commissione infatti, l’Erasmus + accorcia i tempi di inattività dopo gli studi e, nel caso degli italiani, dopo il tirocinio il 51% degli studenti viene assunto o gli viene offerto di lavorare nell’impresa che li ha ospitati.
Si tratta di un risultato non da poco se paragonato a una media europea di appena il 30%. Secondo l’analisi della UE, infatti, gli italiani e i giovani del sud Europa in generale sono quelli che guardano di più per un futuro all’estero e possiedono quei tratti di personalità maggiormente richiesti dalle imprese: fiducia in se stessi, energia, curiosità, determinazione e serenità.
Fuga di cervelli, un vortice senza fondo
Intervistato dal Corriere della Sera, Ivano Dionigi, presidente di Almalaurea, non ha dubbi sul successo degli italiani all’estero: “sono più bravi. Abbiamo i licei migliori del mondo e i nostri studenti sono più flessibili”. Nonostante l’innegabile scarsità di risorse e di servizi loro offerti gli studenti italiani hanno quel “quid” che piace tanto alle imprese: “combiniamo meglio le due culture, le humanities e le scienze” ricorda Dionigi.
La fuga di cervelli rimane però un gorgo che non fa onore oltre ad essere una perdita secca per il paese: i giovani che partono apprendono le lingue straniere, riescono a trovare lavoro e a fare carriera, risultati difficilmente conseguibili in patria, se non a caro prezzo. “Garantire il primo triennio di studi universitari gratuito per tutti” sarebbe il primo passo - afferma Dionigi - poi si potrà emigrare per completare gli studi, perfezionarsi e fare esperienze lavorative per poi tornare in patria per mettere a frutto le esperienze accumulate e occupare posizioni di maggiore vantaggio e responsabilità”.