Una delle questioni maggiormente criticate riguardanti il prossimo concorso riguarda indubbiamente i precari con più di 36 mesi di servizio che, nonostante sentenze dell'Unione Europea, abilitazione ed esperienza, si troveranno costretti a riprendere in mano i libri per l'assurda ingiustizia perpetrata nei loro confronti da uno Stato che continua ostinatamente a non riconoscere i loro diritti.

C'è un'interessante riflessione dell'avvocato Marco Barone di Orizzonte Scuola sullo strumento del concorso pubblico quale metodo principale per il reclutamento degli insegnanti e sulla chiamata diretta dei docenti, introdotta con la recente legge 107.

Concorso pubblico e chiamata diretta: quella 'strana incompatibilità'

Con la riforma Buona Scuola abbiamo assistito ad una trasformazione abbastanza radicale del concetto legato alla scuola, decisamente meno 'pubblica' e sempre più imprenditorialistica e manageriale. Il fatto stesso che si è dato il via libera ai dirigenti scolastici per l'ormai famosa (e tanto criticata) chiamata diretta rappresenta un passo, seppur 'scellerato', verso un rapporto di lavoro di stampo 'privatistico'. E allora ci si chiede come mai il Miur continui ad insistere con il tradizionale concorso pubblico quale sistema di reclutamento dei docenti: se da una parte si può giustificare con il fatto che la scuola appartenga, pur sempre, alla Pubblica Amministrazione, dall'altra si pone in contrasto con la svolta voluta dal governo stesso con la Buona Scuola.

Scuola, abuso contratti a termine: perchè la Corte Costituzionale non si è ancora pronunciata?

Tutto questo mentre si attende che la Corte Costituzionale si pronunci sull'abuso e sulla reiterazione dei contratti a termine: una decisione attesa da mesi e che continua a farsi desiderare. A questo sorge, inevitabilmente, il pensiero 'maligno' che la sentenza dell'organo supremo sia stata ritardata ad hoc affinchè non potesse turbare lo 'svolgimento normale' (messo severamente tra virgolette) del concorso a cattedra 2016.

Dobbiamo pensare a qualche forma di pressione o di ingerenza politica in tutto questo? Eppure il costo per la stabilizzazione di un docente che lavora come 'supplente' sarebbe solamente di poco superiore a quello sostenuto per la supplenza stessa.