Non cessa di alimentarsi il fuoco della contestazione nel settore pensionistico, rispetto al quale il sostanziale immobilismo del governo concede largo spazio ad ipotesi di azione e a decise dichiarazioni di disappunto da parte dei vari attori della scena in questione.

In particolare è emersa in questi giorni con sempre più forza la questione relativa al ricalcolo delle pensioni d’oro, con la prospettiva di ricavare da questa operazione fondi necessari ad intervenire opportunamente sui pressanti problemi del comparto previdenziale. Si sono infatti esaminate in questi giorni, alla Commissione lavoro della Camera, le proposte di legge C.1253, recanti disposizioni relative ai trattamenti pensionistico di alto importo, supportata fortemente dalla leader di fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che ha affermato che “la proposta di ricalcolo per la quota eccedente una determinata soglia è, tra tutte le proposte finora discusse, la più giusta”.

Questa linea d’azione sembra però essere essenzialmente bocciata dalll'Inps che, tramite Antonello Crudo, Direttore per la previdenza Inps, ha fatto sapere come in taluni casi il ricalcolo potrebbe portare ad un aumento dell’assegno piuttosto che una sua diminuzione, senza dimenticare come, per le Pensioni liquidate già da diversi anni, sia molto difficile ricostruire la loro storia contributiva.

A tali esternazioni, la Meloni ha ribattuto con una certa forza: il ricalcolo contributivo delle pensioni auree può essere giudicato complicato, ma non dunque impossibile, ed ha chiesto che l’Inps si ripresenti in commissione "per darci una risposta definitiva su cui assumersi la responsabilità: Lo Stato conosce o no la storia contributiva dei pensionati e gli elementi alla base dei quali eroga le pensioni?

Sarebbe sgradevole apprendere che lo stato non conosce i dati relativi alla principale voce in uscita nel proprio bilancio: 270 miliardi di euro annui, 33% della spesa pubblica totale e 17% del PIL nazionale”.

La Camusso , valanga che sta per arrivare contro la ferita aperta

Susanna Camusso, segretario della Cgil, non smette di esprimere un disagio ed un’impazienza che monta sempre di più: dalle assemblee, dice la sindacalista”, emerge sempre ed inevitabilmente una domanda, un riferimento all'articolo della nostra Carta dei diritti che prevede un’idonea tutela pensionistica, un richiamo alla piattaforma di Cgil, Cisl e Uil relativa alle pensioni.

Piccole scintille precedenti una valanga. Se qualcuno pensava che il tempo potesse portare rassegnazione, deve ricredersi. La legge sulle pensioni del Governo Monti è vissuta come una ferita aperta. E’ sufficiente ascoltare con attenzione per cogliere come sulle pensioni si sia raccolta una forte ostilità nei confronti di chi la votò ed un risentimento verso il sindacato confederale colpevole di non essersi sufficientemente opposto”.

Ed ai lavoratori che chiedono se è seria l’azione che la piattaforma sindacale unitaria vuole portare avanti, la Camusso replica decisa: "Sì, facciamo sul serio e per questo motivo ragioniamo con Cisl e Uil su come, vista l’assenza di risposte del Governo, effettuare la mobilitazione. Non è più possibile aspettare, né sopportare che periodicamente si dica bisogna fare e nulla accade, mentre gli ingegneri del malessere si lambiccano con i tagli alle pensioni in cambio di flessibilità, riduzione della reversibilità ed il taglio dei contributi per agevolare le imprese".